Discorso ai partecipanti all'assemblea
plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
La sfida particolare è
di trovare modi per
garantire che
la voce
della Chiesa non sia
marginale o messa
a tacere nella
moderna
arena dei mezzi
di comunicazione sociale
|
Eminenze,
Fratelli Vescovi,
Fratelli e Sorelle in Cristo,
1.
Siete giunti a Roma dai cinque continenti in occasione dell’Assemblea
Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Ringrazio
l’Arcivescovo John Foley per le sue cordiali parole e per la guida che ha
offerto quale Presidente del Consiglio, con l’abile cooperazione del Vescovo
Pierfranco Pastore. Desidero cogliere questa opportunità per ringraziare
tutto il Consiglio per l’aiuto che continua a prestare al mio ministero
apostolico. Nel mondo di oggi, il Successore di Pietro in che modo deve
realizzare la propria missione di predicare il Vangelo e di rafforzare i suoi
fratelli e le sue sorelle nella fede se non attraverso i mezzi di
comunicazione sociale? Sono profondamente consapevole di questo e quindi molto
grato a voi e a gruppi quali i Cavalieri di Colombo che sostengono
generosamente la vostra opera.
2.
Accolgo con favore il tema che avete scelto per questa Assemblea Plenaria:
“I Mezzi di Comunicazione Sociale e la Nuova Evangelizzazione: Attività
attuali e Progetti per il futuro”. È infatti essenziale considerare il
nostro impegno con il mondo dei mezzi di comunicazione sociale come una parte
vitale di quella nuova evangelizzazione alla quale lo Spirito Santo chiama
ora la Chiesa nel mondo. Come ho sottolineato nella mia Lettera Apostolica Novo
Millennio ineunte, dobbiamo escogitare “un programma pastorale...
che consenta l’annuncio di Cristo, di raggiungere le persone, plasmare le
comunità, incidere in profondità mediante la testimonianza dei valori
evangelici nella società e nella cultura” (n. 29). Non è sufficiente
aspettare che le cose accadano o agire a caso: è il momento di procedere a
una programmazione concreta ed efficace come quella che state
intraprendendo in questa Assemblea Plenaria. La sfida particolare è di
trovare modi per garantire che la voce della Chiesa non sia marginale o messa
a tacere nella moderna arena dei mezzi di comunicazione sociale. Dovete
svolgere un ruolo nel garantire che il Vangelo non resti confinato a un mondo
strettamente privato. No! Gesù Cristo deve essere proclamato al mondo;
e quindi la Chiesa deve entrare nel grande forum dei mezzi di comunicazione
sociale con coraggio e fiducia.
3.
Non solo dobbiamo utilizzare i mezzi di comunicazione sociale per comunicare
Cristo al mondo, ma dobbiamo anche predicare il Vangelo al mondo dei mezzi di
comunicazione sociale. Quanto ho detto a proposito di Internet vale anche per
i mezzi di comunicazione sociale: è “un nuovo forum nel senso attribuito a
questo termine nell’antica Roma, ossia uno spazio urbano affollato e caotico
che rifletteva la cultura dominante, ma creava anche una cultura propria” (Messaggio
per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2002, n. 2). Questa
cultura dei mezzi di comunicazione sociale deve essa stessa essere
evangelizzata!
Siete chiamati a offrire alla Chiesa l’ispirazione e le idee per quella
grande opera, ricorrendo ai modelli più elevati di professionalità e alle
risorse più profonde della fede cristiana e della tradizione cattolica.
Questo è un compito al quale il Pontificio Consiglio si è dedicato con
grande energia. Durante questa Assemblea Plenaria, per esempio, pubblicherete
due importanti documenti che sono in preparazione da anni: “Etica in
Internet” e “La Chiesa e Internet”. Essi sono segni non solo
della vostra creatività professionale, ma anche del vostro impegno di
predicare la Buona Novella nel rutilante mondo delle comunicazioni sociali.
4.
Il Vangelo vive sempre in dialogo con la cultura, perché la Parola eterna
non smette mai di essere presente nella Chiesa e nell’umanità. Se la
Chiesa si allontana dalla cultura, il Vangelo stesso tace. Quindi, non
dobbiamo temere di varcare la soglia culturale dell’attuale rivoluzione
della comunicazione e dell’informazione. “Come le nuove frontiere di altre
epoche, anche questa è una commistione di pericoli e promesse, non priva di
quel senso di avventura che ha caratterizzato altri grandi periodi di
cambiamento” (ibidem).
Per la Chiesa l’impresa consiste nel far sì che la verità di Cristo
eserciti un’influenza su questo nuovo mondo, con tutte le sue promesse e i
suoi interrogativi. Ciò implicherà, in particolare, la promozione di
un’etica autenticamente umana per creare comunione piuttosto che
alienazione fra gli individui (cfr Novo Millennio ineunte, n.
43) e solidarietà piuttosto che inimicizia fra i popoli.
Tuttavia, la questione fondamentale è: “Da questa galassia di immagini e
suoni, emergerà il volto di Cristo? Si udirà la sua voce?” (Messaggio
per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2002, n. 6). In
tutta la nostra programmazione, non possiamo mai dimenticare che Cristo è
la Buona Novella! Non abbiamo nulla da offrire se non Gesù, l’unico
mediatore fra Dio e l’uomo (cfr 1 Tm 2, 5). Evangelizzare significa
semplicemente permettergli di essere visto e udito, poiché sappiamo che se
non c’è spazio per Cristo, non c’è spazio per l’uomo.
Quindi, cari Fratelli e care Sorelle, vi esorto, in tutta la vostra
programmazione, a fare spazio a Cristo. Nella stampa, nella radio e
nella televisione, nel mondo del cinema e di Internet, cercate di aprire le
porte a Lui che tanto misericordiosamente è per noi la porta della salvezza.
Allora, quello dei mezzi di comunicazione sociale sarà un mondo di autentica
comunicazione, un mondo fatto non di illusione, ma di verità e di gioia.
Prego con fervore affinché ciò accada e affido la vostra opera a Maria,
Madre del Verbo Incarnato. Imparto volentieri la mia Benedizione Apostolica a
quanti sono impegnati nell’opera del Pontificio Consiglio, quale pegno della
presenza di Cristo fra voi e della sua forza su tutto ciò che fate in Suo
nome.
Dal Vaticano 1 marzo 2002
GIOVANNI
PAOLO II
| home
| inizio pagina |
|