La
comunicazione può dare alla globalizzazione
una dimensione positiva
Padre Federico Lombardi interviene
alla sessione di studio di “Pax Romana”,
24 maggio 2007
Si può costruire un mondo migliore e
dare alla globalizzazione una dimensione positiva attraverso la
comunicazione, purché quest'ultima scelga i valori che le danno
senso, ha avvertito il portavoce vaticano.
Padre Federico Lombardi, S.I., Direttore della Sala Stampa della
Santa Sede, ha affrontato questo tema martedì sera nell’intervento
di chiusura, a Roma, della sessione di studio organizzata per il 60°
anniversario della federazione “Pax Romana”.
“La Santa Sede: una faccia di
un'altra globalizzazione – una faccia da annunciare e comunicare” è
stato il tema che ha permesso anche al Direttore della “Radio
Vaticana” di lanciare sfide fondamentali per il comunicatore, in
particolare quello cristiano, nel contesto della globalizzazione, il
cui processo ha come elemento chiave le comunicazioni sociali.
Chiavi per la comunicazione costruttiva
Come rendere la comunicazione più al passo con i tempi moderni e
come dare alla globalizzazione una dimensione positiva? Padre
Lombardi ha risposto a queste domande sottolineando alcuni valori
fondamentali che devono caratterizzare questa attività.
In primo luogo ha segnalato la necessità della “verità”. “Chi lavora
nella comunicazione sociale sa che non è affatto ovvio dire sempre
la verità e cercare sempre la verità”, ha sottolineato; “la ricerca
della verità è un compito continuo e difficile per la nostra
comunicazione, nella grande comunicazione dei media, ma anche nella
nostra comunicazione personale”.
Dall’altro lato c’è bisogno di “una visione della realtà che
conservi la dimensione spirituale e religiosa”, ha aggiunto, perché
la realtà non esiste solo nell’“aspetto materiale”, anche se si
insiste nel parlare “solo o principalmente degli aspetti materiali
della vita” e non si riconosce “l'importanza dei fatti morali e
spirituali nella vita” stessa.
“Un altro punto che io ho sentito e ho imparato come fondamentale
lavorando per la Santa Sede nella comunicazione – ha riconosciuto –
è il rispetto della varietà e della ricchezza delle diverse culture
contro i modelli culturali che appiattiscono il mondo intero e
contro il colonialismo culturale che fa mettere sotto i più piccoli
e continua a diffondere i modelli dei Paesi più ricchi e potenti”.
Si tratta, ha osservato, di “difendere la varietà, l'identità dei
diversi popoli, delle diversi Nazioni, e fare capire che questa è
una ricchezza che va condivisa con tutti” “per poter essere una
famiglia in cui i propri valori vengono condivisi”.
In questo Giovanni Paolo II è stato un “grandissimo maestro”: quando
ha portato a sessanta il numero di auguri nelle varie lingue a
Pasqua e a Natale “dimostrava di capire questo e di volerlo
esprimere efficacemente, anche se solo con due parole, e il mondo lo
capiva”, ha segnalato padre Lombardi.
Allo stesso modo, “dobbiamo comunicare per la giustizia”, ha
proseguito, alludendo ad esempio “ai conflitti dimenticati”.
E’ anche necessario “comunicare per la pace”, comunicare “non per
dividere, ma per unire”, favorire sempre “la comprensione, le
ragioni del dialogo, le ragioni della unione”, ha proposto il
portavoce vaticano.
Un altro tema della nostra comunicazione “è quello della carità e
della speranza”, ha avvertito; “viviamo in un mondo in cui le
notizie negative sono innumerevoli”, ma “ci sono immensamente più
cose belle e importanti attorno a noi di quelle che noi a prima
vista non vediamo e pensiamo”.
“Una comunicazione cristiana – ha sottolineato padre Lombardi – deve
insistere sul dare quelle notizie buone che aiutano a valorizzare il
desiderio di bene che c'è nel profondo d'ognuno di noi anche se
deluso e stanco”.
Il portavoce vaticano ha ricordato la morte di Giovanni Paolo II
come il “fatto mediatico [di tutta la nostra storia recente] più
importante”, e questo “è stato un fatto bello, grande, positivo in
cui la gran parte della umanità ha capito il valore della
testimonianza cristiana e l'ha vissuta come un invito alla dignità,
alla speranza e all’unione”.
“Credo che attraverso una comunicazione fatta con questi valori”
“noi possiamo contribuire a costruire un mondo migliore” e “dare
quindi alla globalizzazione una dimensione positiva”, ha concluso.
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