Le cattedrali del XXI secolo -
Media cristiani ed Europa
Jean-Michel di Falco Leandri - Francia
Nei giorni scorsi il vescovo di Gap
(Francia) Jean-Michel di Falco Leandri, che è anche il nuovo
presidente della Commissione per i media del Consiglio delle
conferenze episcopali europee (Ccee), ha proposto una riflessione in
occasione dei 10 anni di attività della Radio Cristiana Francese (Rcf)
della regione Hautes Alpes. Prende spunto da questo evento e si
allarga a tutta l'Europa la nota di mons. di Falco per SirEuropa
Perché una radio cristiana? Per le stesse ragioni che spingono a
costruire una chiesa, dei locali parrocchiali, a creare un giornale
parrocchiale, un servizio Internet. È stato ripetuto più volte che i
media sono le nuove piazze nelle quali i cristiani devono essere
presenti. Non si tratta di una sfida da affrontare, ma di un dovere
da compiere!
Lo scopo di una radio cristiana, come di qualsiasi altro media, non
è quello di dare un pensiero pronto, ma di offrire agli ascoltatori
gli elementi di analisi e di comprensione che possano consentire
loro di formarsi una propria opinione. Occorre evitare di
rinchiudersi in un sistema di pensiero un po' semplicistico, del
tipo a favore/contro, bianco/nero, destra/sinistra, bene/male, etc.
La vita è troppo grande e complessa per potersi accontentare di
parlarne in questi termini. Le opinioni sull'attualità devono sempre
essere chiarite dall'insegnamento della Chiesa.
Coloro che lavorano nei media cristiani devono essere in qualche
modo dei mediatori tra la Parola di Dio e il mondo. «La Bibbia in
una mano, il microfono nell'altra», si potrebbe dire. Conoscere la
Parola di Dio e conoscere il mondo, amare la Parola di Dio e amare
il mondo. Sono le condizioni sine qua non ! Senza mai
dimenticare che non siamo soli. Santa Bernardetta diceva: «Non sono
incaricata di farvelo credere, ma di dirvelo». Questa umiltà
dovrebbe sempre accompagnare chi lavora nei media cristiani.
Non si tratta, quindi, solo di dare informazioni, ma anche di
rispondere a una specifica missione, quella di testimoniare la
«buona novella» del Vangelo, in una società, come è anche quella
europea, in cui si parla soprattutto di cattive notizie.
La radio è certamente il mezzo che si adatta meglio alla Chiesa.
Perché è il mezzo al quale i più poveri, i più svantaggiati possono
facilmente avere accesso. Coloro che non hanno né casa né famiglia
spesso non hanno altra compagnia che la propria radio. È il caso dei
detenuti nelle loro celle, dei malati nei loro letti d'ospedale.
Meglio ancora, grazie alla radio, la Parola di Dio può farsi sentire
nelle terre più remote. Numerose trasmissioni di Rcf sono seguite in
molti Paesi africani, spesso in piena savana. Durante i miei
spostamenti su questo continente, i vescovi mi hanno parlato del
ruolo educativo e sociale che la radio riveste in zone che sono
isolate da tutto e rivolgendosi a popolazioni che, talvolta, non
sanno né leggere né scrivere.
L'Europa testimonia anche così le sue radici cristiane.
Nel lavorare nei media, si è "costruttori" come lo furono coloro che
realizzarono le cattedrali europee. Le cattedrali del XXI secolo,
saranno mediatiche nei quattro angoli di ogni Paese, dell'Europa e
del mondo intero, annunceranno la Parola.
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[Fonte: SIR 22 novembre 2006]
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