MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
PER LA X GIORNATA MONDIALE
DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
Tema: Le comunicazioni sociali di fronte ai diritti e
doveri fondamentali dell'uomo
Figli carissimi della Chiesa Cattolica e Uomini tutti di buona
volontà!
L'annuale celebrazione della "Giornata delle
comunicazioni sociali" costituisce non solo l'attuazione d'un impegno
assunto durante il Concilio Vaticano II,1
ma è anche una felice occasione per ricordare a noi stessi, al Popolo di Dio
e a tutti i membri della famiglia umana le possibilità straordinarie e le
gravi responsabilità connesse all'uso di mass-media sempre più perfezionati
e diffusi.
Per la decima volta noi interveniamo in questa circostanza,
per aiutare la riflessione avviata nelle comunità ecclesiali in merito al
tema prescelto, e per incoraggiare il servizio che, al riguardo, può essere
reso da quanti hanno in mano questi potenti strumenti. Al termine dell'Anno
Santo, che per i cristiani, anzi per tutti gli uomini, è stato un invito alla
riconciliazione ed al rinnovamento interiore, abbiamo voluto compiere quasi
una ricerca a ritroso, in direzione, cioè, dei primari valori umani,
indicando questo peculiare argomento: "Le comunicazioni sociali di
fronte ai diritti e doveri fondamentali dell'uomo". Il nostro
richiamo è rivolto - ci sembra - a ciò che è attuale e moderno in nome di
ciò che è permanente ed antico: noi vorremmo mobilitare, per quanto ci è
possibile, la stampa e la radio, la televisione e il cinema, e gli altri
veicoli creati dall'arte e dalla scienza per la trasmissione delle idee, a
collaborare ad un'impresa autenticamente buona e perciò meritoria.
Si tratta certo di mezzi, ma essi non hanno solo una funzione
strumentale, non servono solo a stabilire contatti o a diramare messaggi, non
si prestano solo all'evasione ed al divertimento: sono anche e soprattutto
strumenti educativi e, come tali, sono elevabili ad una più alta funzione,
che è di ordine didattico e formativo. Chi non sa, ad esempio, che in tanti
Paesi essi assolvono con sicura efficacia suppletiva o integrativa, il lavoro
scolastico, contribuendo all'alfabetizzazione ed all'istruzione delle vecchie
e nuove generazioni? Proprio in virtù di tale riconosciuta capacità, la
Chiesa propone per questi mezzi un ulteriore traguardo ed addita a chi li
adopera un compito ben più nobile ed urgente: quello di servire la causa dei
diritti e dei doveri primordiali dell'uomo.
Noi osserviamo, infatti, che, or nell'una or nell'altra parte
del mondo, si ripetono situazioni in cui l'uomo deve essere tutelato
nell'acquisto e nell'esercizio di diritti che pure gli sono connaturali e,
mentre alcuni di questi dolorosi casi vengono portati a conoscenza
dell'opinione pubblica, altri, non meno dolorosi, sono taciuti o addirittura
giustificati.
Quali diritti? E forse necessario ricordarli ancora? Diciamo
rapidamente: il diritto alla vita, allo studio, al lavoro e, già prima, il
diritto alla nascita, alla procreazione responsabile; e poi il diritto alla
pace, alla libertà, alla giustizia sociale; ed ancora il diritto a
partecipare alle decisioni, che incidono sulla vita dei singoli e dei popoli,
come il diritto a professare e testimoniare, individualmente e
collettivamente, la propria religione, senza esser discriminati o puniti.
A ciascuno dei diritti corrispondono altrettanti ed
altrettanto importanti doveri, e noi li proclamiamo con uguale forza e
chiarezza, perché qualsiasi prevalenza dei diritti in confronto dei
rispettivi doveri sarebbe un elemento di squilibrio che si rifletterebbe
negativamente nella vita sociale. Per questo, è da ricordare che la
reciprocità tra diritti e doveri è essenziale: dai primi scaturiscono i
secondi e viceversa, e proprio in tale coordinazione i mezzi di comunicazione
sociale trovano un sicuro punto di riferimento per rispecchiare, nella notizia
o nello spettacolo, la realtà umana e contribuire così al progresso della
civiltà.
Né ribadendo l'importanza di questi
princìpi, siamo
sollecitati solo da motivi umanitari: la nostra fede fornisce ragioni ancora
più valide. Nel mistero del Verbo incarnato noi riconosciamo il fulcro della
suprema stima e valutazione dell'uomo, mentre in tutto il Vangelo troviamo la
proclamazione più autorevole dei suoi diritti e doveri. Poiché il Verbo si
è fatto carne e ha posto la sua dimora tra di noi (Gv 1,14), e ci ha
lasciato come comandamento nuovo quello dell'amore scambievole sul modello
dello stesso suo amore (cf Gv 15,12), la Chiesa sa e deve a tutti
ricordare che ogni attentato ai diritti dell'uomo ed ogni omissione dei
corrispondenti doveri sono anche una violazione di questa legge suprema. In
ogni essere umano che soffre perché i suoi diritti sono conculcati, o perché
non è stato educato al senso dei propri doveri, si scopre la passione di
Cristo che prosegue attraverso i tempi, ed un professionista cristiano delle
comunicazioni sociali non può ignorare questa prospettiva che gli deriva
dalla stessa sua fede.
Certamente non nuova è la preoccupazione della Chiesa per i
diritti umani e per l'osservanza dei conseguenti doveri: ne diamo frequente
testimonianza nel nostro ordinamento, come han fatto, del resto, i nostri
predecessori. Ma nel presente messaggio ci piace richiamare i compiti
particolari, che gli strumenti di comunicazione sociale hanno nei riguardi dei
diritti e doveri fondamentali dell'uomo. Tra questi - e la moderna civiltà
l'ha indubbiamente posto in maggiore rilievo - ve n'è uno che dipende, quasi
del tutto, dai mezzi di comunicazione: il diritto alla retta e completa
informazione. Diremmo che persino la sana consapevolezza degli uomini circa i
propri diritti e doveri dipende, in gran parte, dall'azione
informativo-formativa degli strumenti della comunicazione sociale. E facile,
dunque, rendersi conto delle responsabilità che gravano su quanti lavorano in
questo delicato settore.
Ci preme segnalare, in proposito, un fenomeno che ormai si
rinnova con minacciosa frequenza in diverse parti del mondo: fondamentali
diritti dell'uomo sono negati non solo come arbitrario esercizio di violenza,
ma addirittura come risposta a desideri artificiosa mente suscitati nella
pubblica opinione, tanto da far risultare come rivendicazione di diritti ciò
che, in realtà, ne è flagrante conculcamento. Non vogliamo con questo
affermare che gli strumenti di comunicazione sociale possano diventare
talvolta gli unici responsabili di simili distorsioni. Ma non si può neppure
negare che essi possono avere una rilevante influenza nel
"manipolare" idee, elementi, valori e interpretazioni;
nell'attenuare la capacità critica di ampi strati della popolazione;
nell'esercitare una specie di oppressione - per così dire - culturale,
proponendo o suscitando solo quelle aspirazioni, a cui si intende rispondere.
Pensiamo che tutto questo - qualora avvenga - costituisca una
grave lesione dell'intimo sacrario dell'essere umano, che è creatura libera,
fatta ad immagine di Dio. Nessun messaggio comunicato può disinteressarsi
della persona umana, o imporle un modo di pensare e di vivere in contrasto con
la dignità che le è propria, o dissuaderla dallo sviluppare le virtualità
positive che reca in se stessa o estraniarla dall'affermare i propri autentici
diritti, adempiendo congiuntamente i doveri. Prima di dominare gli elementi,
l'uomo è tenuto - ed è una sua aspirazione profonda - a dominare se stesso e
ad agire responsabilmente. Questa sua esigenza spirituale dovrà essere
rispettata e, più ancora, aiutata dal retto uso dei mezzi di comunicazione
sociale.
In nome di quel servizio all'uomo, che è parte essenziale
della missione di Cristo affidataci, noi rivolgiamo la nostra paterna
esortazione perché questi mezzi si pongano veramente a servizio e a difesa di
tutti i diritti e doveri fondamentali dell'uomo:
- Alle pubbliche autorità chiediamo di favorire la
comunicazione sociale della cultura; chiediamo il rispetto dei fatti e delle
opinioni; chiediamo la ricerca accurata della verità, che manifesti all'uomo
ciò che egli realmente è davanti ai fratelli e davanti a Dio; chiediamo che
tale ricerca si traduca in atteggiamento di deferente e penetrante attenzione
verso i valori supremi della persona.
- Agli operatori nel campo dei mass-media, chiediamo di essere
coerenti nel pensiero e nella vita, quando presentano le notizie e ne danno
l'interpretazione, che esprimano in modo inequivoco a quale ideale di vita si
ispirano, e non si lascino condizionare da disegni di
"manipolazione" nei confronti dei recettori, sempre preponendo
l'amore ed il servizio degli uomini al favore della popolarità o ai vantaggi
economici.
- A coloro che fruiscono dei mezzi di comunicazione, chiediamo
di formarsi ad un attento senso critico, grazie al quale sappiano accogliere,
incoraggiare, sostenere moralmente e materialmente le persone, le testate, le
trasmissioni, le pellicole, che difendono i diritti dell'uomo e lo educano ai
suoi doveri; e sappiano, nello stesso tempo, difendersi di fronte ad
aggressioni o a seduzioni, in contrasto con la verità oggettiva e con la
dignità umana. Chiediamo di valutare rettamente quanto recepiscono e di
rendersi capaci di intervento sugli strumenti di informazione, mediante
opportune iniziative singole o collettive. Lettori, spettatori, ascoltatori
con la loro scelta avranno sempre la parola definitiva sul futuro degli
strumenti di comunicazione, ed è questa una responsabilità che quelli spesso
ignorano.
Da parte sua la Chiesa non rivendica, in questo campo, nessun
privilegio, ma riafferma il suo diritto-dovere di essere presente - con la sua
lunga e universale tradizione storica, culturale e, soprattutto, religiosa ed
educativa - nel settore dei mezzi di comunicazione sociale a gestione pubblica
o privata e, se necessario, con la possibilità di impiantarne suoi propri,
nella visione diretta non solo per il suo dovere primario di comunità
evangelizzatrice, ma anche per l'affermazione dei suoi diritti umani, che la
rende - come l'ha resa in passato - promotrice dello sviluppo integrale
dell'uomo. Ed infatti quel suo primario dovere di predicare il Vangelo a tutte
le creature (Mc 16,15), con l'annessa missione di essere artefice di
civiltà, le impone di assumere il proprio posto in ogni moderna forma di
comunione fra gli uomini.
Con l'auspicio che i mezzi di comunicazione sociale offrano il
loro positivo apporto alla promozione dei diritti e alla conoscenza dei doveri
dell'uomo, impartiamo di cuore la nostra Benedizione Apostolica a quanti
presteranno la loro collaborazione per raggiungere uno scopo sì alto e
difficile, ma anche tanto affascinante per il migliore avvenire della famiglia
umana, in cammino ormai verso l'anno Duemila.
Dal Vaticano, 11 aprile 1976
PAULUS PP. VI
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