LETTERA
ENCICLICA DI PAPA PIO XII
SU CINEMA, RADIO E TELEVISIONE
MIRANDA PRORSUS
Contesto generale e obiettivo
Le meravigliose
invenzioni tecniche, di cui si gloriano i nostri tempi, benché
frutti dell'ingegno e del lavoro umano, sono tuttavia doni di Dio,
nostro creatore, dal quale proviene ogni opera buona: "Egli,
infatti, non solo ha dato l'esistenza al creato, ma lo stesso creato
conserva e sviluppa".1
Alcune di queste
invenzioni servono a moltiplicare le forze e le possibilità fisiche
dell'uomo; altre a migliorare le sue condizioni di vita; altre
ancora, e queste più da vicino toccano la vita dello spirito,
servono o direttamente, o mediante artifici di immagini e di suono,
a comunicare alle moltitudini, con estrema facilità, notizie, idee
e insegnamenti, quali nutrimento della mente, anche nelle ore di
svago e di riposo.
Tra le invenzioni
riguardanti quest'ultima categoria, uno straordinario sviluppo hanno
preso, durante il nostro secolo, il cinema, la radio e la
televisione.
La Chiesa ha accolto
queste invenzioni, fin dall'inizio, non solo con particolare gioia,
ma anche con materna ansia e vigilante sollecitudine, volendo essa
proteggere da tutti i pericoli i suoi figli, sulla via del
progresso.
Tale sollecitudine
deriva direttamente dalla missione affidatale dal divin Redentore,
perché questi nuovi mezzi, come tutti sanno, hanno un potente
influsso sul modo di pensare e di agire degli individui e delle
comunità.
C'è anche un'altra
ragione per cui la Chiesa si ritiene a ciò particolarmente
interessata: essa, infatti, per un motivo superiore ad ogni altro,
ha un messaggio da trasmettere a tutti gli uomini: il messaggio cioè
dell'eterna salvezza; messaggio d'incomparabile ricchezza e potenza;
messaggio che ogni uomo, a qualunque nazione o tempo appartenga, è
necessario che accolga, secondo le parole dell'apostolo: "A me,
che sono meno dell'infimo di tutti i santi, è stata concessa questa
grazia di annunziare ai gentili la buona novella della
imperscrutabile ricchezza di Cristo, e mettere a tutti in luce quale
sia l'adempimento del mistero, nascosto da secoli in Dio, creatore
di ogni cosa" (Ef 3,89).
Nessuno potrà
pertanto meravigliarsi se la Suprema Autorità Ecclesiastica si sia
occupata di questo importante argomento, allo scopo di assicurare
l'eterna salute alle anime acquistate "non con l'oro e
l'argento corruttibili... ma col sangue prezioso di Cristo, Agnello
immacolato" (I Pt 1,1819), e abbia ponderato
attentamente tutti i problemi che il cinema, la radio e la
televisione pongono oggi ai fedeli.
Sono trascorsi oltre
venti anni dal giorno in cui il nostro predecessore di felice
memoria Pio XI, valendosi "della mirabile invenzione marconiana",
indirizzò per la prima volta un radiomessaggio "attraverso i
cieli a tutte le genti e ad ogni creatura".2
Pochi anni dopo, il
medesimo nostro predecessore impartiva al Venerabile Episcopato
degli Stati Uniti, con la mirabile enciclica Vigilanti cura,3
sapienti insegnamenti conformi alle necessità del tempo, circa il
cinema, dichiarando tra l'altro "necessario e urgente il
provvedere che, anche in questa parte, i progressi dell'arte, della
scienza e della stessa perfezione tecnica e industria umana, come
sono veri doni di Dio, così alla gloria di Dio e alla salvezza
delle anime siano ordinati, e servano praticamente all'estensione
del regno di Dio in terra: affinché tutti, come ci fa pregare la
Santa Chiesa, ..."Sic transeamus per bona temporalia, ut non
amittamus aeterna".
Noi stessi, durante
il nostro pontificato, abbiamo sovente in ogni occasione trattato di
questo argomento, impartendo opportune norme non solo ai pastori
delle anime, ma anche alle varie associazioni di Azione Cattolica e
agli educatori cristiani. Abbiamo, inoltre, volentieri ammesso alla
nostra presenza le varie categorie professionali del mondo del
cinema, della radio e della televisione; e, dopo aver espresso la
nostra ammirazione per i mirabili progressi di queste arti e di
queste tecniche, abbiamo ricordato le responsabilità di ciascuno, i
grandi meriti conseguiti, i pericoli dei quali possono facilmente
incorrere e gli alti ideali che devono illuminare le loro menti e
guidare le loro volontà.
E' stata anche nostra
cura, come ben sapete, istituire nella curia romana un'apposita
commissione4 col compito di
studiare accuratamente i problemi del cinema, della radio e della
televisione che hanno attinenza con la fede e con la morale; alla
quale commissione tanto i Vescovi quanto tutti gli interessati
possono rivolgersi per opportune norme.Noi stessi spesso
approfittiamo di questi meravigliosi mezzi moderni, che ci
facilitano l'unione di tutto il gregge col Supremo Pastore, sicché
la nostra voce, superando senza difficoltà gli spazi della terra e
del mare e i marosi delle passioni umane, possa giungere alle anime,
esercitandovi una salutare influenza, così come richiedono i sempre
crescenti compiti del sommo apostolato a noi affidato.5
E per noi motivo di
grande conforto sapere che le esortazioni nostre e del nostro
immediato predecessore Pio XI, di felice memoria, hanno non poco
contribuito ad indirizzare il cinema, la radio e la televisione al
perfezionamento spirituale degli uomini e con ciò alla maggior
gloria di Dio.
Infatti, sotto la
vostra zelante e vigilante cura, Venerabili Fratelli, sono state
promosse, in comunanza di forze e di intenti, iniziative ed opere
per siffatto apostolato, non solo sul piano diocesano e nazionale,
ma anche su quello internazionale.
Non pochi dirigenti
della vita pubblica, rappresentanti del mondo industriale ed
artistico, e larghi ceti di spettatori cattolici, ed anche di non
cattolici, hanno dato prove di onestà in questa gravissima
questione, compiendo sforzi, anche a costo di sacrifici, perché non
solo fosse evitato ogni pericolo di male, ma fossero rispettati i
comandamenti di Dio e tutelata la dignità della persona umana.
Purtroppo, però,
dobbiamo ripetere con san Paolo: "Non tutti hanno dato retta
alla buona novella" (Rm 10,16), perché anche in questo
campo il Magistero della Chiesa ha incontrato da parte di alcuni
incomprensione e rifiuto, quando non è stato violentemente
combattuto; da parte cioè di individui spinti da un disordinato
appetito di lucro, o vittime di erronee idee sulla dignità e libertà
della natura umana, e sull'arte.
Se l'atteggiamento di
queste persone ci riempie l'animo di amarezza, non possiamo tuttavia
deflettere dal nostro dovere, e tradire la verità, nella speranza
che sarà riservato anche a noi il riconoscimento dato a Gesù dai
suoi nemici: "Sappiamo che sei veritiero e insegni la via di
Dio secondo la verità, senza temere di nessuno" (Mt
22,16).
Come massimi
vantaggi, così anche massimi pericoli possono nascere dai
meravigliosi progressi tecnici moderni nei settori del cinema, della
radio e della televisione.
Infatti, questi mezzi
tecnici, che sono, si può dire, a portata di mano di ciascuno,
esercitano sull'uomo uno straordinario potere e possono condurlo così
nel regno della luce, del nobile e del bello, come nei domini delle
tenebre e della depravazione, alla mercé di istinti sfrenati,
secondo che gli spettacoli presentano ai sensi oggetti onesti o
disonesti.6
Come, nello sviluppo
della tecnica industriale del secolo scorso, è spesso accaduto che
la macchina, destinata a servire l'uomo, lo ha piuttosto
dolorosamente asservito, così anche oggi, se lo sviluppo dei mezzi
audiovisivi di comunicazione sociale non viene sottoposto al
"giogo soave" (Mt 11,30) della legge di Cristo,
rischia di essere causa d'infiniti mali tanto più gravi, perché
verrebbero asservite non solo le forze materiali, ma anche quelle
spirituali, così privando le scoperte dell'uomo dei grandi vantaggi
che ne erano il fine provvidenziale.7
Perciò, avendo
seguito con sollecitudine paterna ed ogni giorno maggiore il grave
problema, e considerati i salutari frutti che ha portato, nel
settore del cinema, durante più di due decenni l'enciclica
Vigilanti cura, abbiamo benevolmente accolto le richieste,
pervenuteci da zelantissimi Pastori e da laici competenti di questi
mezzi, e desideriamo dare, con la presente Lettera Enciclica,
insegnamenti e norme anche circa la radio e la televisione.
Dopo aver pertanto
invocato, con insistenti preghiere, il Signore e implorato
l'intercessione della Vergine Santissima, vogliamo rivolgerci a voi,
Venerabili Fratelli, dei quali conosciamo le sollecitudini
pastorali, non solo perché sia chiara la dottrina cristiana
relativa a questo campo, ma anche perché si prendano i necessari
provvedimenti e le opportune iniziative; e perciò vogliamo instantemente raccomandarvi di premunire il gregge affidato alle
vostre cure, contro tutti gli errori e tutti i danni che l'uso dei
suddetti mezzi potrebbe provocare, con grave pregiudizio della
morale cristiana.
Considerazioni
generali
Gli insegnamenti cristiani sulla
comunicazione
L'oggetto
Prima di intrattenervi separatamente
sulle questioni relative a questi tre mezzi di comunicazione, e cioè
al cinema, alla radio e alla televisione (sappiamo infatti che
ciascuno di essi costituisce un fatto culturale con propri problemi
artistici, tecnici ed economici), crediamo opportuno di esporre i
principi che devono regolare la comunicazione, fatta su vasta scala,
di beni destinati alla comunità e ai singoli individui.
Dio, essendo Sommo Bene, elargisce
all'uomo, oggetto di sua particolare sollecitudine e amore,
incessantemente i suoi doni, dei quali alcuni sono per le anime,
altri in uso per questa vita terrena; e, manifestamente, questi
ultimi sono subordinati ai primi esattamente come il corpo deve
essere subordinato all'anima, alla quale, prima di comunicarsi nella
visione beatifica, Dio si comunica mediante la fede e la carità,
che "si è riversata nei nostri cuori per lo Spirito Santo che
ci fu dato" (Rm 5,5).
Inoltre, desideroso di ritrovare
nell'uomo il riflesso della sua propria perfezione (cf Mt
5,48), Dio ha voluto farlo partecipe di questa divina liberalità e
lo ha associato alla propria opera, facendolo messaggero, largitore
e dispensatore di questi beni ai suoi fratelli e a tutta l'umanità.
L'uomo, infatti, per esigenza della
sua stessa natura, fin dal mattino della sua esistenza prese a
comunicare agli altri i suoi beni spirituali per mezzo di segni, che
mutuati dalle cose sensibili, egli si è ingegnato di sempre più
perfezionare. Tutti questi mezzi di comunicazione, dagli ideogrammi
e dai segni grafici dell'età più remota fino ai ritrovati tecnici
moderni, devono essere indirizzati all'eccelso fine di rendere
l'uomo, anche in questo campo, quasi dispensatore di Dio.
Perciò, affinché l'attuazione di
questo provvidenziale piano divino riesca più sicura ed efficace
nell'umanità, in virtù della nostra autorità apostolica, con
apposito Breve8 dichiarammo San
Gabriele Arcangelo, "che ha portato al genere umano... il tanto
desiderato annunzio di Redenzione", patrono celeste presso Dio
di quei mezzi che consentono agli uomini di inviare in un istante,
per mezzo dell'elettricità, messaggi scritti ad assenti, parlare
fra loro da luoghi molto distanti, trasmettersi notizie attraverso
le onde dell'etere e vedere presenti sullo schermo cose ed
avvenimenti lontani.9 Con la
designazione di questo celeste patrono intendevamo richiamare
l'attenzione sulla nobiltà della loro vocazione a quanti hanno
nelle mani i benefici strumenti che permettono di diffondere nel
mondo gli inestimabili tesori di Dio, come semi buoni, destinati a
portare i frutti della verità e del bene.
Considerando le finalità così alte
di questi nobili mezzi tecnici sorge la domanda: come mai essi
diventano anche fonti e veicoli di malvagità? "Come, dunque,
c'è la zizzania?" (Mt 13,27).
La vera libertà: principi ed
errori
Il male morale non può certo
provenire da Dio, perfezione assoluta, né dai ritrovati tecnici,
che sono suoi doni preziosi, ma solo dall'abuso che può farne
l'uomo, dotato di libertà, il quale, perpetrandolo e diffondendolo,
si mette dalla parte del principe delle tenebre e nemico di Dio:
"Il nemico ha fatto questo" (Mt 13,28).
Perciò, la vera libertà dell'uomo
esige che usiamo e comunichiamo tutte quelle ricchezze che
contribuiscono a perfezionare i valori della nostra natura.
E la Chiesa, essendo depositaria
della dottrina della salvezza e di tutti i mezzi di santificazione,
ha per sé l'inalienabile diritto a comunicare le ricchezze
affidatele per disposizione divina. A tale diritto deve
corrispondere il dovere da parte dei poteri pubblici di renderle
possibile l'accesso anche a questi mezzi di comunicazione sociale,
mediante i quali propaghi la verità e la virtù.
I fedeli, poi, che ne siano figli
devoti, conoscendo quale inestimabile dono sia la redenzione, nella
misura delle loro possibilità devono adoperarsi affinché essa
possa valersi di queste invenzioni tecniche, in quanto servano per
santificare le anime.
Affermando i diritti della Chiesa non
vogliamo certo negare alla società civile il diritto di diffondere,
per mezzo dei medesimi mezzi, notizie e informazioni veramente
necessarie o utili al bene comune della società.
Anzi anche ai singoli,
dipendentemente dalle circostanze e salve sempre le esigenze del
bene comune, sia data la possibilità di contribuire
all'arricchimento spirituale proprio e degli altri mediante questi
mezzi.
Ma è contrario alla dottrina
cristiana e alle superiori finalità dei mezzi audiovisivi di
comunicazione sociale l'atteggiamento di coloro che cercano di
riservarne l'uso esclusivamente a scopi di propaganda politica e di
pubblicità economica, riducendo mezzi tanto nobili ad affare e
commercio.
Parimenti non può essere accettata
la teoria di coloro che, nonostante le evidenti rovine morali e
materiali causate da simili dottrine nel passato, sostengono la più
assoluta libertà di espressione e di diffusione: non sarebbe,
questa, la giusta libertà, da noi sopra indicata, ma una sfrenata
licenza di comunicare ad altri, senza alcun controllo, tutto ciò
che si vuole, anche se immorale e gravemente pericoloso per le
anime.
Ma la Chiesa, che protegge ed
appoggia quanto influisce a sviluppare i veri valori
spirituali-tanto le scienze quanto le arti l'hanno sempre avuta come
Patrona e Madre-, non può permettere che si attenti ai valori che
ordinano l'uomo verso Dio, suo ultimo fine. Nessuno si deve, quindi,
meravigliare se anche in una materia così delicata essa si muova
con vigilante prudenza, in conformità alla raccomandazione
dell'apostolo: "Tutto esaminate, ritenete il bene, da ogni
specie di male astenetevi" (I Ts 5,2122).
Sono, pertanto, certamente da
condannarsi quanti affermano che devono essere favorite ed esaltate
certe forme di diffusione, purché abbiano pregi artistici e
tecnici, anche se offendono gravemente l'ordine morale. "È vero
che all'arte - come abbiamo ricordato in occasione del V centenario
della morte dell'Angelico - per esser tale, non è richiesta una
esplicita missione etica o religiosa". Ma "se il
linguaggio artistico si adeguasse, con le sue parole e cadenze, a
spiriti falsi, vuoti e torbidi, cioè non conformi al disegno del
Creatore, se, anziché elevare la mente e il cuore a nobili
sentimenti, eccitasse le più volgari passioni, troverebbe spesso
eco e accoglienza, anche solo in virtù della novità, che non è
sempre un valore, e della esigua parte di reale che ogni linguaggio
contiene; ma una tale arte degraderebbe se stessa, rinnegando il
primordiale ed essenziale suo aspetto, né sarebbe
universale-perenne, come lo spirito umano, a cui si rivolge".10
Le autorità civili e i
professionisti
L'autorità civile senza dubbio è
tenuta a compiere il grave dovere di vigilare anche sui nuovi mezzi
di comunicazione sociale; ma tale vigilanza non può limitarsi alla
difesa degli interessi politici, bensì deve estendersi a tutelare
la moralità pubblica, saldamente fondandosi questa nella legge
naturale, che, secondo quanto afferma la Sacra Scrittura, è scritta
in tutti i cuori (cf Rm 11,15).
La stessa vigilanza dello Stato non
può essere considerata un'ingiusta pressione della libertà dei
singoli individui, perché si esercita non circa la loro persona
privata, ma rispetto a tutta la società umana, nella quale agiscono
questi mezzi di comunicazione.
"È ben vero che lo spirito del
nostro tempo - come già abbiamo detto nel passato - insofferente più
del giusto dell'intervento dei pubblici poteri, preferirebbe una
difesa che partisse direttamente dalla collettività", 11
ma quest'intervento, in forma di autocontrollo esercitato dagli
stessi gruppi professionali interessati, se può lodevolmente
prevenire l'intervento dell'autorità pubblica e impedire in radice
eventuali danni morali, non può assolutamente avversare il grave
dovere di vigilanza che ad essa compete. Perciò, come il nostro
predecessore, così noi stessi abbiamo lodato i gruppi professionali
per siffatti interventi cautelativi, in nulla tuttavia pregiudicando
le competenze dello Stato.
Crediamo, infatti, che questi mezzi
allora soltanto potranno diventare strumenti validi di formazione
della personalità di quanti ne usufruiscono, quando la Chiesa, lo
Stato e la professione uniranno opportunamente le forze e
collaboreranno per raggiungere lo scopo; se ciò non avverrà, vale
a dire, se questi mezzi saranno lasciati in balìa di se stessi e
senza freni morali, allora favoriranno l'abbassamento del livello
culturale e morale del popolo.
I mezzi della comunicazione
audiovisiva
Criteri
Tra i vari mezzi di comunicazione
sociale, un posto di particolare importanza occupano oggi, come
abbiamo detto sopra, quelli audiovisivi, che permettono di
comunicare notizie su vasta scala per mezzo dell'immagine e del
suono.
Questo modo di trasmettere immagini e
suoni anche per comunicare valori spirituali, secondo la sentenza di
San Tommaso d'Aquino, è in tutto conforme alla natura dell'uomo:
"E, infatti, nella natura dell'uomo di arrivare alla conoscenza
intellettuale attraverso il sensibile; perché ogni nostra
conoscenza prende inizio dai sensi". 12
Anzi, il senso della vita, essendo più nobile e più degno degli
altri sensi,13 conduce più
facilmente alla cognizione delle realtà spirituali.
Perciò i tre principali mezzi
audiovisivi: il cinema, la radio e la televisione, non sono
semplicemente mezzi di ricreazione e di svago, anche se una gran
parte degli uditori e degli spettatori le considerano
prevalentemente sotto questo aspetto, ma di vera e propria
comunicazione di valori culturali ed educativi, che possono influire
non poco nella retta istituzione e sviluppo della società odierna.
Finalità
Anche più della stampa, i mezzi
audiovisivi offrono possibilità di comunicazioni e di scambi tra
gli uomini; essendo, quindi, strumenti diretti di civiltà fra tutte
le genti del globo, la Chiesa, che per divina istituzione è
universale, desidera che vengano adoperati nel propagare e
promuovere valori autentici.
Sia, pertanto, la prima finalità del
cinema, della radio e della televisione quella di servire la verità
e il bene.
Devono servire la verità in modo da
stringere ogni giorno i legami tra i popoli, sicché fiorisca in
essi la mutua comprensione, la solidarietà nelle prove, la
collaborazione tra i pubblici poteri e i cittadini.
Servire la verità comporta non
soltanto tenersi lontano dall'errore, dalla menzogna e dall'inganno,
ma anche evitare tutto ciò che potrebbe favorire concezioni della
vita e della condotta umana: false, o parziali o tendenziose.
Anzitutto, però, deve essere
considerata sacra e inviolabile la verità rivelata da Dio. Anzi,
non sarebbe questa la più alta vocazione di questi nobili mezzi, di
far conoscere a tutti la fede in Dio, e in Gesù Cristo suo figlio,
"quella fede che sola può dare a milioni di uomini la forza di
sopportare con serenità e coraggio le indicibili prove e le angosce
dell'ora presente"?14
Oltre che servire la verità questi
mezzi devono anche contribuire a perfezionare la vita morale
dell'uomo. Ciò deve essere attuato nei tre settori di cui vogliamo
trattare: l'informazione, l'insegnamento e lo spettacolo.
Ogni informazione, per quanto sia
oggettiva, ha un suo fondamentale aspetto morale: "L'aspetto
morale di ogni notizia, resa di pubblica ragione, non deve essere
trascurato, poiché la relazione più oggettiva implica
apprezzamenti e suggerisce decisioni. L'informatore degno di questo
nome non deve opprimere nessuno, ma cercare di comprendere gli
insuccessi e anche le colpe compiuti. Per spiegare non occorre
necessariamente scusare, bensì suggerire rimedi e così operare
positivamente e costruire".15
A maggior ragione la stessa cosa si
può dire dell'insegnamento, al quale il film didattico, la radio e
più ancora la televisione scolastica, offrono notevoli vantaggi,
non solo per i giovani, cui viene indirizzato, ma anche per gli
adulti. Tuttavia bisogna assolutamente evitare che siffatto
insegnamento venga a contrastare con la dottrina e gli
imprescrittibili diritti della Chiesa e con la retta educazione
della gioventù nella famiglia.
Vorremmo ugualmente sperare che
questi nuovi mezzi di comunicazione sociale, siano essi in mano
dell'iniziativa privata, siano essi in mano dello Stato, non
impartiscano un insegnamento nel quale non ci sia posto per Dio e
per i suoi comandamenti.
Sappiamo, purtroppo, che in certe
nazioni, dominate dal comunismo ateo, i mezzi audiovisivi sono
adoperati anche nelle scuole per sradicare la santa religione dalle
anime. E evidente per ognuno, purché esente da pregiudizi, che con
questo nuovo e subdolo sistema viene oppressa la coscienza dei
fanciulli e dei giovani, ai quali viene negata la verità divina; ad
essi, infatti, non è permesso di conoscere la verità rivelata, la
quale, come dice il nostro Salvatore, ci fa liberi (Gv 8,32);
e ciò costituisce una nuova e subdola forma di persecuzione
religiosa.
E' quindi nostro vivo desiderio,
Venerabili Fratelli, che questi mezzi, i quali da lontano, con
facilità e piacere, raggiungono la vista e l'udito, vengano
adoperati specialmente per completare la formazione culturale e
professionale, e "soprattutto la formazione cristiana, base
fondamentale di ogni autentico progresso anche umano".16
Vogliamo, quindi, esprimere il nostro compiacimento a quanti,
educatori e insegnanti, usano del cinema, della radio e della
televisione a tale nobilissimo scopo.
Infine, oltre a quelli
dell'informazione e dell'insegnamento, il terzo settore, nel quale
questi nuovi mezzi audiovisivi possono potentemente servire la causa
del bene, è quello dello spettacolo.
Lo spettacolo, infatti, comprende
generalmente non soltanto elementi ricreativi e informativi, ma
anche educativi. Il nostro predecessore di felice memoria
giustamente chiamò il cinema "scuola di vita";17
può essere, infatti, chiamato "scuola" perché questo
genere di spettacolo contiene la presentazione di immagini
schermiche in movimento integrate, con particolare fascino, dal
sonoro e dal parlato, in tal modo da colpire non soltanto
l'intelligenza e le altre facoltà, ma tutto l'uomo, come
soggiogandolo, e quasi obbligandolo a partecipare personalmente
all'azione raffigurata.
Pure sfruttando i vari generi di
spettacolo finora conosciuti, il cinema, la radio e la televisione
usano, ciascuno, di nuovi procedimenti espressivi; costituiscono
perciò un nuovo genere di spettacolo, non destinato a gruppi scelti
di spettatori, ma a milioni di uomini, diversi per età, ambiente e
cultura.
L'educazione agli audiovisivi
Ma perché lo spettacolo, in tali
condizioni, possa compiere la sua funzione, occorre un'azione
istruttiva ed educativa che prepari lo spettatore non solo a capire
il linguaggio proprio a ciascuna di queste tecniche, ma specialmente
a condurvisi secondo retta coscienza, sì da considerare e giudicare
con maturo criterio i vari elementi offerti dallo schermo
cinematografico e televisivo, e non, come spesso avviene, lasciarsi
prendere e trasportare disordinatamente dalla loro forza
fascinatrice.
Né una sana ricreazione,
"diventata ormai, come diceva il nostro predecessore di felice
memoria, una necessità per la gente che si affatica nelle
occupazioni della vita",18 né
il progresso culturale potranno essere pienamente assicurati senza
siffatta opera educativa, alla luce dei principi cristiani.
La necessità di dare una tale
educazione agli spettacoli è stata vivamente sentita dai cattolici
specialmente negli ultimi anni e numerose sono oggi le iniziative
che mirano a preparare tanto i giovani quanto gli adulti a meglio
valutare i lati positivi e negativi dello spettacolo. Questa
preparazione non può certo servire di pretesto alla visione di
spettacoli immorali, anzi deve insegnare a scegliere i programmi in
conformità con la dottrina della Chiesa circa la fede e i costumi e
ad osservare le norme emanate dai competenti uffici ecclesiastici.
Dette iniziative, se, come speriamo,
seguono i retti principi didattici ed educativi, non soltanto
meritano la nostra approvazione, ma anche il nostro vivo
incoraggiamento; perciò desideriamo che vengano introdotte nelle
scuole di ogni ordine, nelle associazioni di Azione Cattolica e
nelle parrocchie.
Tale sana istruzione ed educazione
dello spettatore, mentre farà diminuire i pericoli morali,
permetterà al cristiano di profittare di ogni nuova conoscenza per
innalzare lo spirito verso la meditazione delle verità supreme.
Una parola di particolare
compiacimento vogliamo rivolgere ai missionari, i quali, consapevoli
del loro dovere di tutelare la integrità del ricco patrimonio
morale dei popoli per il bene dei quali si sacrificano e a cui
portano la luce della verità, cercano di iniziare i fedeli al retto
uso del cinema, della radio e della televisione, facendo così
conoscere praticamente le vere conquiste della civiltà. Desideriamo
vivamente che i loro sforzi in questo settore siano appoggiati
specialmente dalle pubbliche autorità, tanto ecclesiastiche quanto
governative.
Va tuttavia notato che la sola opera
di istruzione e di educazione non è sufficiente. Occorre che gli
spettacoli siano adatti al grado di sviluppo intellettuale, di
sensibilità, emotivo e morale delle singole età.
Questo problema è diventato
particolarmente urgente quando, con la radio, e soprattutto con la
televisione, lo spettacolo può aversi con tutta facilità tra le
stesse pareti domestiche, minacciando le difese che devono tutelare
la sana educazione della prole, sì da assicurare all'età evolutiva
la virtù necessaria ad affrontare vittoriosamente le tempeste del
secolo. A tale proposito scrivevamo tre anni or sono ai Vescovi
d'Italia: "Come non inorridire al pensiero che, mediante la
televisione, possa introdursi fra le stesse pareti domestiche
quell'atmosfera avvelenata di materialismo, di fatuità e di
edonismo che troppo sovente si respira in tante sale
cinematografiche?".19
Ci sono note le iniziative promosse e
dalle pubbliche autorità e da enti privati di educazione a fin di
allontanare, per quanto possibile, i giovani da spettacoli non
adatti alla loro età, troppo spesso gravemente pericolosi. Ogni
opera compiuta in questo campo merita il nostro incoraggiamento,
purché si tenga conto che, ben più gravi di eventuali traumi
fisiologici e psichici, sono da evitare i pericoli morali dei
giovani; pericoli che costituiranno, se non prevenuti e allontanati
tempestivamente, una vera e propria minaccia per la società.
Pertanto, ai giovani, a noi
carissimi, va la paterna e fiduciosa ammonizione di esercitarsi,
nella prudenza e nella temperanza cristiana, riguardo all'assistenza
di spettacoli che potrebbero offuscare il loro candore. Essi sono
seriamente tenuti a dominare l'innata loro curiosità di tutto
vedere e di tutto sentire, a conservare libero il cuore da smodati
piaceri terreni e ad innalzarlo alle gioie soprannaturali.
Sapendo che da questi mezzi
audiovisivi possono derivare grandi beni e grandi pericoli secondo
l'uso che ne fa l'uomo, anche in questo campo la Chiesa intende
compiere pienamente la sua funzione, non direttamente di ordine
culturale, ma religiosa e pastorale.20
Le strutture della Chiesa:
gli uffici nazionali e le organizzazioni internazionali
Per meglio assicurare il compimento
di questa funzione, Pio XI, di immortale memoria, dichiarò del
tutto necessaria da parte dei Vescovi l'istituzione di un ufficio
permanente nazionale di revisione, con lo scopo di promuovere i film
buoni, classificare tutti gli altri e farne giungere i giudizi ai
sacerdoti e ai fedeli;21 inoltre,
che è necessario organizzare in un piano efficiente tutte le
attività dei cattolici nel campo cinematografico.
In vari paesi i Vescovi, ispirandosi
a queste norme, hanno istituito tali uffici non solo per il cinema,
ma anche per la radio e per la televisione.
E noi, avendo ponderatamente
considerato le possibilità apostoliche che questi mezzi audiovisivi
offrono, e la necessità di tutelare la moralità del popolo
cristiano, facilmente minacciato da certi spettacoli, desideriamo
che in tutti i paesi dove ancora non esistono, tali uffici siano
creati senza ritardo e vengano affidati a persone di specifica
competenza sotto la guida di un sacerdote scelto dai Vescovi.
E vi raccomandiamo, inoltre,
Venerabili Fratelli, che in ogni nazione i rispettivi uffici per il
cinema, la radio e la televisione, o facciano capo ad un unico ente,
o almeno collaborino tra di loro; e che i fedeli, soprattutto i
membri delle associazioni di Azione Cattolica, siano debitamente
istruiti sulla necessità di assicurare di buon grado il comune ed
efficace appoggio a tali uffici.
E poiché molti problemi che in
questo campo devono essere affrontati non potranno trovare facile
soluzione nei singoli paesi, sarà molto utile che gli uffici
nazionali diano la loro adesione alle organizzazioni internazionali
già approvate, dopo matura considerazione, dalla Santa Sede.
Non dubitiamo, Venerabili Fratelli,
che gli ulteriori sacrifici che farete per attuare queste nostre
disposizioni saranno compensati da copiosi e salutari frutti,
soprattutto se verranno osservate le raccomandazioni che desideriamo
ancora dare separatamente per il cinema, per la radio e per la
televisione.
Considerazioni
specifiche
Il cinema
Sviluppi e possibilità
Il cinematografo, a sessant'anni
dalla sua invenzione, è diventato uno dei più importanti mezzi di
espressione del nostro tempo.
Abbiamo già avuto nel passato l'occasione di parlare delle varie
tappe del suo sviluppo e delle ragioni per le quali esso esercita il
suo fascino sull'animo dell'uomo moderno.22
Tale sviluppo, verificatosi
particolarmente nel campo del film a soggetto, ha fatto crescere
un'importante industria, condizionata non soltanto dalla
collaborazione tra numerosi artisti e tecnici di varie competenze,
ma anche da complessi problemi economici, che difficilmente
potrebbero essere affrontati e risolti da singole persone. Pertanto,
a rendere il cinema "positivo strumento di elevazione, di
educazione e di miglioramento",23
è necessaria la coscienziosa collaborazione di tutti coloro che
hanno una parte di responsabilità nella produzione e nella
diffusione degli spettacoli cinematografici.
Noi abbiamo già illustrato a quanti
si dedicano all'attività cinematografica la gravità del problema,
invitandoli alla produzione di film che con la loro nobiltà e
perfezione artistica possano costituire un valido sussidio ed una
sana educazione.24
Sia vostra premura, Venerabili
Fratelli, di non far mancare alle varie categorie interessate,
mediante l'opera dei menzionati Uffici nazionali permanenti, i quali
devono svolgere la loro attività sotto la vostra autorità,
informazioni, materiali, consigli e direttive, sicché, secondo e
diverse circostanze di tempo e di luogo, venga promossa il più
possibile questa nobilissima impresa, tanto utile per il bene delle
anime.
Le iniziative della Chiesa
Perciò, a cura di una commissione di
onesti ed esperti dipendenti dall'ufficio nazionale, "il più
spesso possibile vengano redatti e stampati appositi elenchi dei
film classificati..., in modo da portarli a notizia di tutti".25
Ovviamente, i componenti di detta commissione devono essere persone
sicure per dottrina e per prudenza, essendo chiamate a giudicare
ogni film relativamente alla morale cristiana.
Dovendo i membri di questa
commissione trattare e giudicare un argomento sì strettamente
connesso con la vita cristiana, e dovendo conoscere il particolare
potere suggestivo degli spettacoli cinematografici, diverso secondo
le condizioni degli spettatori, istantemente raccomandiamo loro di
applicarsi assiduamente e seriamente allo studio di queste
discipline e alla preghiera.
Nel giudicare i film rispetto alla
morale, s'ispirino i revisori alle norme da noi esposte in varie
occasioni, ed in particolare a quelle riguardanti gli argomenti
religiosi, la presentazione del male ed il rispetto dovuto all'uomo,
alla famiglia ed alla santità della vita, alla Chiesa di Cristo ed
allo Stato, da noi toccate nei menzionati discorsi sul film ideale.
Dovranno inoltre ricordare che lo
scopo principale della classificazione morale è di illuminare
l'opinione pubblica, sicché tutti s'inducano ad apprezzare quei
valori morali, senza i quali viene a mancare ogni idea di sana
cultura e di vera civiltà. E, pertanto, indubbiamente da riprovare
la condotta di quanti, con troppa condiscendenza, fanno passare dei
film che, pur vantando pregi tecnici, offendono l'ordine morale, o
rispettando, almeno in apparenza, il buon costume, contengono
elementi contrari alla fede cattolica.
Se, invece, chiaramente indicheranno
quali film sono leciti per tutti, quali per i giovani, quali per gli
adulti, e quali pericolosi o positivamente dannosi, ciascuno potrà
facilmente scegliere gli spettacoli dai quali uscirà "più
lieto, più libero e, nell'animo, migliore",26
ed evitare quelli che potrebbero portare danno alla sua anima, danno
aggravato dall'utile finanziario arrecato alle cattive produzioni e
dallo scandalo occasionato agli altri.
Rinnovando le opportune istruzioni
date dal nostro predecessore di felice memoria nell'enciclica
Vigilanti cura,27
raccomandiamo vivamente che non solo in ogni occasione siano
ricordati ai fedeli i loro doveri in questa materia, ma che essi
osservino il grave obbligo d'informarsi sui giudizi morali dati
dall'autorità ecclesiastica, e di conformarvi la loro condotta. A
tale fine, là dove i Vescovi lo giudicheranno opportuno, potrà
utilmente essere destinato un giorno festivo, dell'anno, in cui
vengano seriamente ricordati ai fedeli i propri doveri in ordine
agli spettacoli, specialmente cinematografici, e gli stessi vengano
esortati ad offrire preghiere a questo fine.
Perché tutti possano conoscere
facilmente i giudizi morali, occorre che le segnalazioni siano
pubblicate tempestivamente, con una breve motivazione, e largamente
diffuse.
I professionisti:
a) i critici
Molto utile sarà in questa materia l'opera del critico
cinematografico cattolico, il quale non mancherà di porre l'accento
sui valori morali, tenendo nel debito conto tali giudizi che saranno
di sicuro indirizzo ad evitare il pericolo di scivolare in un
deplorevole relativismo morale o di confondere la gerarchia dei
valori.
Sarebbe deprecabile che i giornali e
i periodici cattolici, parlando degli spettacoli, non informassero i
loro lettori sul valore morale dei medesimi.
b) i proprietari delle sale
cinematografiche e i distributori
Oltre agli spettatori, che con ogni biglietto d'ingresso, quasi
scheda di voto, fanno una scelta tra il cinema buono e quello
cattivo, una parte di responsabilità incombe agli esercenti delle
sale cinematografiche ed ai distributori dei film.
Siamo a conoscenza delle difficoltà
che devono attualmente affrontare gli esercenti per numerose
ragioni, anche a causa dello sviluppo della televisione; ma anche in
mezzo a difficili circostanze devono ricordare che la coscienza non
permette loro di presentare film contrari alla fede e alla morale, né
di accettare contratti che li obblighino a proiettarli. In numerosi
paesi si sono impegnati a non accettare i film giudicati dannosi o
cattivi. Noi speriamo che tale opportunissima iniziativa possa
estendersi ovunque, e che nessun esercente cattolico esiti a darvi
la sua adesione.
Dobbiamo anche richiamare con
insistenza il grave dovere di escludere la pubblicità commerciale
insidiosa o indecente, anche se fatta, come talvolta avviene, in
favore di film onesti. "Chi potrebbe dire quali rovine di
anime, specialmente giovanili, simili immagini provocano, quali
impuri pensieri e sentimenti possono suscitare, quanto
contribuiscano alla corruzione del popolo, con grave pregiudizio
della stessa prosperità della nazione?".28
È ovvio che le sale cinematografiche
dipendenti dall'autorità ecclesiastica, dovendo assicurare ai
fedeli, e particolarmente alla gioventù, spettacoli educativi ed un
sano ambiente, possono presentare soltanto dei film che siano
ineccepibili dal punto di vista morale.
Vigilando attentamente sull'attività
di queste sale aperte al pubblico, anche se dipendenti da religiosi
esenti, i Vescovi ricorderanno agli ecclesiastici responsabili che
per conseguire gli scopi di questo apostolato, tanto raccomandato
dalla Santa Sede, sono necessari da parte loro una scrupolosa
osservanza delle norme emanate a tal fine e spirito di disinteresse.
È poi vivamente raccomandabile che i gestori delle sale cattoliche
si uniscano in associazioni, come è stato fatto in alcuni paesi con
nostro plauso, in modo da poter più efficacemente tutelare gli
interessi comuni, attuando le direttive dell'ufficio nazionale.
Le raccomandazioni che abbiamo fatto
agli esercenti, si applichino anche ai distributori, i quali,
finanziando non di rado le stesse produzioni, avranno maggiori
possibilità, e conseguentemente più grave dovere di dare il loro
appoggio al cinema moralmente sano. La distribuzione, infatti, non
può in alcun modo essere considerata come una mera funzione
tecnica, perché il film, come già più volte abbiamo ricordato,
non può essere considerato semplice merce, ma deve essere stimato,
anche e soprattutto, nutrimento intellettuale e scuola di formazione
spirituale e morale del pubblico. Il distributore e il noleggiatore
partecipano pertanto ugualmente dei meriti e delle responsabilità
morali per quanto riguarda il bene o il male operato dalla
cinematografia.
c) gli attori
Una non esigua parte di responsabilità per migliorare il cinema
spetta anche all'attore, che, rispettoso della sua dignità di uomo
e di artista, non può prestarsi a interpretare scene licenziose, né
dare la sua cooperazione a film immorali. Quando poi l'attore sia
riuscito ad affermarsi per la sua arte e per il suo talento, deve
valersi della sua fama per suscitare nel pubblico nobili sentimenti,
dando esempio di virtù anzitutto nella sua vita privata. "E
ben comprensibile, dicevamo noi stessi in un discorso agli artisti,
l'emozione intensa di gioia e di fierezza che invade l'animo vostro
dinanzi a quel pubblico, tutto teso verso di voi, anelante,
plaudente, fremente".29
Però tale legittimo sentimento non
può autorizzare l'attore cristiano ad accettare, da parte dello
stesso pubblico, manifestazioni quasi idolatriche, essendo valido
anche per lui il monito del Salvatore: "La vostra luce
risplenda dinanzi agli uomini in modo tale che, vedendo le vostre
opere buone, diano gloria al Padre vostro, che è nei cieli" (Mt
5,16).
d) i produttori e i registi
Le maggiori responsabilità però, sia pure su piani diversi,
gravano sui produttori e sui registi. La coscienza di tali
responsabilità non deve essere di ostacolo, ma piuttosto
d'incoraggiamento agli uomini di buona volontà che dispongono di
mezzi finanziari o di talenti richiesti per la produzione di film.
Spesso le esigenze dell'arte
imporranno ai responsabili della produzione e della regìa difficili
problemi morali e religiosi, che per il bene spirituale degli
spettatori e per la perfezione dell'opera stessa richiederanno un
competente giudizio ed indirizzo, prima ancora che il film sia
realizzato o durante la sua realizzazione. Non esitino pertanto a
chiede consiglio all'Ufficio cattolico competente, che si terrà
volentieri a loro disposizione, delegando anche, se sarà necessario
e con le dovute cautele, un esperto consulente religioso.
La fiducia nella Chiesa non diminuirà
certo la loro autorità e il loro prestigio; "la Fede, fino
all'ultimo, difenderà la personalità delI'uomo",30
ed anche nel campo della creazione artistica, la personalità umana
non potrà che essere arricchita e completata dalla luce della
dottrina cristiana e delle rette norme morali.
Non sarà tuttavia ammesso che gli
ecclesiastici si prestino a collaborare con i produttori
cinematografici senza uno specifico incarico dei Superiori, essendo
ovviamente richieste per tale consulenza una particolare competenza
e un'adeguata preparazione, la cui valutazione non può essere
lasciata all'arbitrio dei singoli.
Paternamente invitiamo i produttori e
i registi cattolici a non permettere l'attuazione di film contrari
alla fede e alla morale cristiana: ma se questo (quod Deus avertat)
succedesse, i Vescovi non mancheranno di ammonirli usando anche, se
occorresse, opportune sanzioni.
Siamo però convinti che il rimedio
più radicale per indirizzare efficacemente il cinema verso le
altezze del film ideale è la piena adesione alle norme della legge
cristiana da parte di quanti concorrono alla produzione dei film.
S'avvicinino gli autori dei film alle
fonti della grazia, assimilino la dottrina del Vangelo, imparino
quanto la Chiesa insegna sulla realtà della vita, sulla felicità e
sulla questione sociale e sulle aspirazioni umane; allora vedranno
aprirsi davanti a sé nuove vie luminose, e sentiranno nuove e
feconde ispirazioni di capolavori imperituri.
Occorrerà, pertanto, favorire e
moltiplicare le iniziative e le manifestazioni atte a sviluppare e a
intensificare la loro vita interiore, e curare particolarmente la
formazione cristiana dei giovani che si preparano alle professioni
cinematografiche.
Le autorità civili e l'opinione
pubblica
Terminando queste considerazioni
specifiche sul cinema, esortiamo le autorità civili a non aiutare
in nessun modo la produzione o la programmazione di film deteriori,
e, anzi, a incoraggiare con appropriate leggi i film buoni,
specialmente quelli destinati alla gioventù. Tra le ingenti spese
sostenute dallo Stato per la pubblica istruzione non può mancare
l'impegno alla soluzione positiva di un problema educativo di tanta
importanza.
Siccome in alcuni paesi, ed anche in
occasione di mostre internazionali, vengono giustamente conferiti
dei premi ai film che si distinguono per il loro valore educativo e
spirituale, vogliamo sperare che la collaborazione di tutti gli
onesti, sensibili a questi nostri richiami, assicurerà ai film
meritevoli il premio del favore e dell'appoggio del pubblico.
La radio
Sviluppi e possibilità
Con non minore sollecitudine
desideriamo esporvi, Venerabili Fratelli, le nostre preoccupazioni
relative all'altro grande mezzo di diffusione, coetaneo del cinema,
cioè la radio.
Pur non avendo a sua disposizione la
ricchezza di elementi spettacolari e i vantaggi delle condizioni
ambientali che offre il cinematografo, la radio possiede altre
grandi e non ancora del tutto sfruttate possibilità.
"Essa - come dicevamo al
personale di un Ente radiofonico - ha il privilegio di essere come
svincolata e libera da quelle condizioni di spazio e di tempo, che
impediscono o ritardano tutti gli altri mezzi di comunicazione fra
gli uomini. Con un'ala infinitamente più veloce delle onde sonore,
rapida come la luce, essa porta, in un istante, superando ogni
frontiera, i messaggi che le sono affidati".31
Perfezionata da sempre nuovi
progressi, essa rende inestimabili servizi nei vari campi della
tecnica, permettendo perfino di dirigere a distanza, verso mete
prestabilite, congegni senza pilota. Noi tuttavia consideriamo che
il più nobile servizio al quale è stata chiamata è quello di
illuminare e di educare l'uomo, dirigendo la sua mente ed il suo
cuore verso sempre più alte sfere dello spirito.
Il poter sentire uomini e seguire
avvenimenti lontani, pur rimanendo tra le pareti domestiche, e
partecipare a distanza alle più varie manifestazioni di vita
sociale e culturale, corrisponde ad un profondo desiderio umano.
Non fa quindi meraviglia che tante
case si siano rapidamente provviste di apparecchi radiofonici, che
permettono di aprire una misteriosa finestra sul vasto mondo, donde
arrivano giorno e notte echi della pulsante vita delle varie
culture, lingue e nazioni, sotto forma di innumerevoli programmi
ricchi di notizie, interviste, conferenze, trasmissioni di attualità
e di arte, di canto e di musica.
"Quale privilegio e quale
responsabilità - dicevamo in un recente discorso - per gli uomini
del presente secolo e quale differenza tra i giorni lontani, in cui
l'insegnamento della verità, il precetto della fraternità, le
promesse della beatitudine eterna seguivano il lento passo degli
Apostoli sugli aspri sentieri del vecchio mondo, ed oggi, in cui la
chiamata di Dio può raggiungere nel medesimo istante milioni di
uomini! ".32
E un'ottima cosa che i fedeli
profittino di questo privilegio del nostro secolo, e godano delle
ricchezze dell'istruzione, del divertimento, dell'arte e della
stessa Parola di Dio, che la radio può apportare, per dilatare le
loro conoscenze e i loro cuori.
Tutti sanno quanta virtù educativa
possono avere le buone trasmissioni; ma nello stesso tempo l'uso
della radio comporta delle responsabilità, perché anch'essa, come
le altre tecniche, può essere adoperata per il bene e per il male.
Si può applicare alla radio la parola della Scrittura: "Con
essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli
uomini che sono stati creati a immagine di Dio. Dalla stessa bocca
esce la benedizione e la maledizione" (Gc 3,910).
Gli obblighi dei radioascoltatori
Il primo dovere pertanto del
radioascoltatore è un'oculata scelta dei programmi. La trasmissione
radiofonica non deve essere un intruso, ma un amico che entra nel
focolare dietro cosciente e libero invito. Guai a colui che non sa
scegliere gli amici da introdurre nel santuario della famiglia. Le
trasmissioni ammesse nella casa dovranno essere solo quelle
portatrici di verità e di bene, che non distraggono, ma anzi
aiutano i membri della famiglia nel compimento dei propri doveri
personali e sociali, e che, se si tratta di giovani e di fanciulli,
lungi dal nuocere, confortano e prolungano l'opera sanamente
educativa dei genitori e della scuola.
Gli Uffici cattolici radiofonici
nazionali cercheranno, con l'aiuto della stampa cattolica, di
informare preventivamente i fedeli sul valore delle trasmissioni.
Tali segnalazioni preventive però non saranno ovunque possibili, e
sovente avranno solo un valore indicativo, perché l'impostazione di
certi programmi non può essere conosciuta facilmente in anticipo.
I pastori di anime ricorderanno perciò
ai fedeli che la legge di Dio vieta di ascoltare le trasmissioni
dannose alla loro fede o alla loro vita morale ed esorteranno coloro
che hanno la cura della gioventù alla vigilanza ed alla sapiente
educazione del senso della responsabilità di fronte all'uso
dell'apparecchio ricevitore collocato in casa.
I Vescovi inoltre hanno il dovere di
mettere in guardia i fedeli dalle stazioni emittenti che
notoriamente propugnano principi contrari alla fede cattolica.
Il secondo dovere del
radioascoltatore è quello di far conoscere ai responsabili dei
programmi i suoi legittimi desideri e le giuste obiezioni. Questo
dovere risulta chiaramente dalla natura stessa della radio, che può
facilmente creare una relazione a senso unico, da chi trasmette a
chi ascolta.
I metodi moderni di sondaggio della
pubblica opinione, permettendo di misurare il grado di interesse che
hanno suscitato le singole trasmissioni, sono certo di grande aiuto
ai responsabili dei programmi; ma l'interesse più o meno vivo
suscitato nel pubblico può essere spesso dovuto a cause transitorie
o a impulsi non ragionevoli, e non è quindi da considerarsi un
sicuro indice della retta norma di agire.
Gli ascoltatori devono pertanto
collaborare alla formazione di un'illuminata opinione pubblica che
permetta di esprimere, nei debiti modi, approvazioni,
incoraggiamenti ed obiezioni, e di contribuire a che a radio,
conformemente alla sua missione educativa, si metta "al
servizio della verità, della moralità, della
giustizia,dell'amore".33
Tale dovere spetta a tutte le
Associazioni cattoliche che cercheranno di difendere efficacemente
gli interessi dei fedeli in questo campo. Nei paesi dove le
circostanze lo consigliano, potranno essere inoltre promosse
apposite associazioni di ascoltatori e di spettatori, sotto la guida
degli Uffici nazionali.
E dovere infine dei radioascoltatori
appoggiare le buone trasmissioni e anzitutto quelle che portano Dio
nei cuori umani. Oggi, quando sulle onde si agitano violentemente
erronee dottrine, quando con appositi disturbi si crea nell'etere un
sonoro "sipario di ferro", con lo scopo di non permettere
che per questa via penetri la verità che potrebbe scuotere la
tirannide del materialismo ateo, quando milioni di uomini *spettano
ancora l'alba della buona novella od una più ampia istruzione sulla
loro fede, quando gli ammalati o altrimenti impediti attendono ansiosamente di unirsi alle preghiere della comunità cristiana e al
Sacrificio di Cristo, come potrebbero i fedeli, e soprattutto quelli
che conoscono i vantaggi della radio per quotidiana esperienza, non
dimostrarsi generosi nel favorire tali programmi?
I programmi religiosi
Sappiamo quanto è stato fatto e
quanto si fa nei vari paesi per sviluppare i programmi cattolici
alla radio. Numerosi sono, grazie a Dio, gli ecclesiastici e i laici
che si sono fatti pionieri in questo campo, assicurando alle
trasmissioni sacre il posto che corrisponde al primato dei valori
religiosi sulle altre cose umane.
Considerando intanto attentamente le
possibilità che ci offre la radio per l'apostolato, e spinti dal
mandato del Divino Redentore: "Andate per tutto il mondo,
predicate l'Evangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15), vi
chiediamo, Venerabili Fratelli, di incrementare e perfezionare
ancora, secondo le necessità e le possibilità del luogo, le
trasmissioni religiose.
E poiché la dignitosa presentazione
alla radio delle funzioni sacre, della verità della fede e delle
informazioni sulla vita della Chiesa,richiede, oltre la debita
vigilanza, anche talento e competenza particolari, occorrerà
preparare con speciale cura i sacerdoti e i laici destinati a
quest'importante attività.
A tale scopo saranno opportunamente
indetti, nei paesi dove i cattolici dispongono di moderne
attrezzature e di una più lunga esperienza, appositi corsi di
addestramento che permetteranno ai candidati, anche di altre
nazioni, di acquistare l'abilità professionale occorrente ad
assicurare alle trasmissioni religiose un alto livello artistico e
tecnico.
Gli stessi Uffici nazionali
provvederanno allo sviluppo e al coordinamento dei programmi
religiosi nella loro nazione, e collaboreranno, in quanto possibile,
con i responsabili delle varie stazioni trasmittenti, vigilando
attentamente sulla moralità dei programmi.
Circa la partecipazione degli
ecclesiastici, anche se religiosi esenti, alle trasmissioni
radiofoniche e televisive, i Vescovi potranno emanare opportune
norme, affidandone l'esecuzione agli Uffici nazionali.
Le stazioni radiofoniche
cattoliche
Un particolare nostro incoraggiamento
va alle Stazioni radiofoniche cattoliche. Pur conoscendo le numerose
difficoltà che esse devono affrontare, siamo fiduciosi che
proseguiranno coraggiosamente in mutua collaborazione la loro
apostolica opera che noi tanto apprezziamo.
Noi stessi abbiamo cercato di
ampliare e perfezionare la nostra benemerita Radio Vaticana, la cui
attività - come abbiamo detto ai generosi cattolici olandesi -
corrisponde "all'intimo desiderio ed alla necessità
vitale di tutto l'universo cattolico".34
I responsabili dei programmi
Rivolgiamo inoltre a tutti i
responsabili dei programmi radiofonici, di buona volontà, il nostro
ringraziamento per la comprensione che molti di essi hanno
dimostrato per i bisogni della Chiesa, mettendo volentieri a
disposizione della Parola di Dio il tempo opportuno e i necessari
mezzi tecnici. Così facendo essi partecipano ai meriti
dell'apostolato che si svolge sulle onde delle loro trasmittenti,
secondo la promessa del Signore: "Chi riceve un profeta come
profeta, avrà la ricompensa del profeta" (Mt 10,41).
Oggi le trasmissioni di qualità
richiedono l'impiego di una vera arte; i registi pertanto e quanti
partecipano alla preparazione e alla esecuzione dei programmi hanno
bisogno di una vasta cultura. Anche a loro quindi va il nostro
monito, analogo a quello già fatto ai professionisti del cinema, di
profittare largamente delle ricchezze della cultura cristiana.
I Vescovi ricorderanno infine alle
pubbliche Autorità il loro dovere di garantire nei debiti modi la
diffusione delle trasmissioni religiose, tenendo particolarmente
conto del carattere sacro dei giorni festivi e anche delle
quotidiane necessità spirituali dei fedeli.
La televisione
Sviluppi e possibilità
In ultimo luogo vogliamo
intrattenervi brevemente sulla televisione, che ha conosciuto,
proprio sotto il nostro pontificato, un prodigioso sviluppo in
alcuni paesi, introducendosi gradualmente anche in tutte le altre
nazioni.
Abbiamo seguito questo sviluppo, che
senza dubbio segna un'importante tappa nella storia dell'umanità,
con vivo interesse, grandi speranze e gravi preoccupazioni,
elogiandone fin dall'inizio gli alti vantaggi e le nuove possibilità,
prevenendo e indicando pericoli e abusi.
La televisione ha molte prerogative
proprie del cinema, in quanto offre uno spettacolo visivo di vita e
di movimento; non di rado infatti ricorre all'uso del film. Sotto
altri aspetti, partecipa della natura e delle funzioni della radio,
rivolgendosi all'uomo, più che nelle sale pubbliche, nell'interno
della sua casa.
Non è dunque necessario che
ripetiamo qui le nostre raccomandazioni fatte a proposito del cinema
e della radio, sui doveri degli spettatori, degli ascoltatori, dei
produttori e delle autorità pubbliche. Non occorre neppure che
rinnoviamo le nostre raccomandazioni circa la cura dovuta alla
preparazione dei programmi religiosi e al loro incremento.
I programmi religiosi
Siamo a conoscenza dell'interesse con
cui un vasto pubblico segue le trasmissioni cattoliche alla
televisione. E ovvio che la partecipazione per televisione alla
Santa Messa - come qualche anno fa abbiamo detto in merito alla
radio 35 - non è la stessa cosa
che l'assistenza fisica al Divin Sacrificio, richiesta per
soddisfare al precetto festivo. Tuttavia i copiosi frutti che
provengono per l'incremento della fede e la santificazione delle
anime dalle trasmissioni televisive delle cerimonie liturgiche per
quanti non vi potrebbero partecipare, ci inducono ad incoraggiare
queste trasmissioni.
Sarà ufficio dei Vescovi di ciascun
paese giudicare circa l'opportunità delle varie trasmissioni
religiose e di affidarne l'attuazione al competente Ufficio
nazionale, il quale, come nei precedenti settori, svolgerà una
conveniente opera d'informazione, di educazione, di coordinamento e
di vigilanza sulla moralità dei programmi.
L'influenza sulla famiglia e sui
giovani: difficoltà e soluzioni
La televisione, oltre gli aspetti
comuni alle due precedenti tecniche di diffusione, possiede anche
caratteristiche proprie. Essa permette infatti di partecipare
audiovisivamente nello stesso istante in cui succedono, ad
avvenimenti lontani, con la suggestività che s'avvicina a quella di
un contatto personale e la cui immediatezza è aumentata dal senso
di intimità e di fiducia, proprio della vita familiare.
Va tenuto pertanto nel massimo conto
questo carattere di suggestività delle trasmissioni televisive
nell'intimo del santuario della famiglia, dove incalcolabile sarà
il loro influsso sulla formazione della vita spirituale,
intellettuale e morale dei membri della famiglia stessa, e anzitutto
dei figli, che subiranno inevitabilmente il fascino della nuova
tecnica."Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta" (Gal
5,9). Se nella vita fisica dei giovani un germe di infezione può
impedire lo sviluppo normale del corpo, quanto maggiormente un
permanente elemento negativo nell'educazione può comprometterne
l'equilibrio spirituale e lo sviluppo morale! E chi non sa quanto
spesso lo stesso bambino, che resiste al contagio di una malattia
sulla strada, si mostra privo di resistenza se la sorgente del
contagio si trova nella sua casa?
La santità della famiglia non può
essere oggetto di compromessi e la Chiesa non si stancherà, com'è
nel suo pieno diritto e dovere, di impegnare tutte le sue forze
perché questo santuario non venga profanato dal cattivo uso della
televisione.
Con il grande vantaggio di trattenere
più facilmente tra le pareti domestiche grandi e piccoli, la
televisione può contribuire a rafforzare i legami di amore e di
fedeltà nella famiglia, ma sempre a condizione che non venga a
menomare le stesse virtù di fedeltà, di purezza e di amore.
Non mancano però coloro i quali
ritengono impossibile, almeno nell'ora presente, l'attuazione di così
nobili esigenze. L'impegno preso con gli spettatori - essi dicono -
richiede di riempire a qualunque costo il tempo previsto per
le trasmissioni. La necessità di avere a disposizione una vasta
scelta di programmi obbliga a ricorrere anche a quegli spettacoli
che inizialmente erano destinati alle pubbliche sale. La
televisione, infine, non è solo per i giovani, ma anche per gli
adulti. Le difficoltà sono reali, ma la loro soluzione non può
essere rimandata a un periodo ulteriore, quando la mancanza di
discrezione e di prudenza nell'uso della televisione avrà procurato
gravissimi danni individuali e sociali, danni oggi forse ancora
difficilmente valutabili.
Perché tale soluzione si possa
ottenere simultaneamente con la progressiva introduzione nei singoli
paesi della tecnica stessa, occorrerà anzitutto compiere un intenso
sforzo per preparare programmi che corrispondano alle esigenze
morali, psicologiche e tecniche della televisione.
Invitiamo perciò gli uomini
cattolici di cultura, di scienza e di arte, e in primo luogo il
clero e gli ordini e congregazioni religiose, a prendere atto della
nuova tecnica e a dare la loro collaborazione perché la televisione
possa attingere alle ricchezze spirituali del passato e a quelle di
ogni autentico progresso.
Occorrerà inoltre che i responsabili
dei programmi televisivi non solo rispettino i principi religiosi e
morali, ma tengano conto del pericolo che trasmissioni destinate
agli adulti potrebbero rappresentare per i giovani. In altri campi,
come ad esempio avviene per il cinema o il teatro, i giovani sono,
nella maggior parte dei paesi civili, protetti con apposite misure
preventive dagli spettacoli sconvenienti. Logicamente, e a maggior
ragione, anche per la televisione dovranno essere garantiti i
vantaggi di un'oculata vigilanza.Qualora non si escludano dalle
trasmissioni televisive, come del resto è stato lodevolmente fatto
in alcuni luoghi, spettacoli vietati ai minori, saranno almeno
indispensabili misure precauzionali.
Tuttavia anche la buona volontà e la
coscienziosa attività professionale di chi trasmette non sono
sufficienti per assicurare il pieno profitto della meravigliosa
tecnica del piccolo schermo, né per allontanare ogni pericolo.
Insostituibile è la sapiente
vigilanza di chi riceve. La moderazione nell'uso della televisione,
la prudente ammissione ai programmi dei figli secondo la loro età,
la formazione del loro carattere e del loro retto giudizio sugli
spettacoli visti, e infine il loro allontanamento dai programmi non
adatti, incombe come un grave dovere di coscienza sui genitori e
sugli educatori.
Sappiamo bene che specialmente
quest'ultimo punto potrà creare situazioni delicate e difficili e
il senso pedagogico spesso richiederà ai genitori di dare il buon
esempio anche con personale sacrificio nel rinunziare a determinati
programmi. Ma sarebbe troppo chiedere ai genitori un sacrificio
quando è in gioco il supremo bene dei figli?
Sarà pertanto "più che mai
necessario e urgente - come abbiamo scritto ai Vescovi d'Italia -
ormare
nei fedeli una coscienza retta dei doveri cristiani circa l'uso
della televisione", perché essa non serva mai alla diffusione
dell'errore e del male, ma diventi "uno strumento di
informazione, di formazione, di trasformazione".36
Conclusione
Il ruolo e le responsabilità del
sacerdote
Non possiamo concludere questi nostri
insegnamenti, Venerabili Fratelli, senza ricordare quanto importante
sia nell'azione che la Chiesa deve svolgere in favore e per mezzo
delle tecniche di diffusione (come in tutti gli altri campi di
apostolato) l'opera del sacerdote.
Egli deve conoscere i problemi che il
cinema, la radio e la televisione pongono alle anime. "Il
sacerdote in cura d'anime - dicevamo ai partecipanti alla Settimana di
Aggiornamento pastorale in Italia - può e deve sapere quel che
affermano la scienza, l'arte e la tecnica moderna, in quanto
riguardano il fine e la vita religiosa e morale dell'uomo"37
Deve sapere servirsene quando, a
prudente giudizio dell'autorità ecclesiastica, lo richiederà la
natura del suo sacro ministero e la necessità di giungere a un più
gran numero di anime.
Deve, infine, se ne usa per sé, dare
a tutti i fedeli l'esempio di prudenza, di temperanza e di senso di
responsabilità.
Doni e pericoli dei media
elettronici
Abbiamo voluto confidarvi, Venerabili
Fratelli, le nostre preoccupazioni, da voi certamente condivise, sui
pericoli che un uso non retto delle tecniche audiovisive può
costituire per la fede e per l'integrità morale del popolo
cristiano. Non abbiamo però mancato di rilevare i lati positivi di
questi moderni e potenti mezzi di diffusione.
Abbiamo a tal fine esposto, alla luce
della dottrina cristiana e della legge naturale, i principi
informatori che devono regolare e dirigere tanto l'azione dei
responsabili nelle cui mani sono le tecniche di diffusione, quanto
la coscienza del pubblico che se ne serve.
Ed è proprio per orientare verso il
bene delle anime questi doni della Provvidenza che vi abbiamo
paternamente esortati non solo alla doverosa vigilanza, ma anche a
positivi interventi.
Il compito infatti degli uffici
nazionali, che ancora una volta vi raccomandiamo, non sarà soltanto
quello di preservare e difendere, ma anche, e soprattutto, di
dirigere, coordinare e assistere le molte opere educative, sorte nei
vari paesi per lievitare di spirito cristiano il settore così
complesso e vasto delle tecniche di diffusione.
Non dubitiamo, pertanto, fiduciosi
come siamo nella vittoria di questa causa di Dio, che le nostre
presenti disposizioni, la cui fedele esecuzione affidiamo alla
Pontificia Commissione per la cinematografia, la radio e la
televisione, varranno a suscitare uno spirito nuovo di apostolato in
un campo così ricco di promesse.
Con questa speranza, che è
avvalorata dal vostro, a noi ben noto, zelo pastorale, impartiamo di
gran cuore a voi, Venerabili Fratelli, al clero e al popolo affidati
alle vostre cure e specialmente a coloro che si adopereranno con
zelo ad attuare i nostri desideri e le nostre disposizioni,
propiziatrice di celesti grazie, l'Apostolica Benedizione.
Da S. Pietro, Roma, 8 settembre,
in occasione della celebrazione della Natività di Maria, 1957, nel
XIX anno del nostro Pontificato.
PIUS PP. XII
NOTE
1 |
S. GIOVANNI CRISOSTOMO, De
Consubstantiali, contra Anomoeos: PG 48, 810. |
2 |
Radiomessaggio Qui arcano,
12 febbraio 1931. |
3 |
AAS 28 (1936), p.
249-ss. |
4 |
Cf AAS 46 (1954), pp.
783-784. |
5 |
Discorso del 19 maggio 1950
ai cattolici di Olanda: Discorsi e Radiomessaggi di Pio XII,
vol. XII, p. 75. |
6 |
Discorso del 21 giugno 1955
ai rappresentanti dell'industria cinematografica italiana:
AAS 47 (1955), p. 504. |
7 |
Discorso del 5 maggio 1950
ai delegati della Conferenza internazionale di
Radiodiffusione: Discorsi e Radiomessaggi di Pio XII,
vol. XII, p. 51. |
8 |
AAS 45 (1952), PP.
216-217. |
9 |
Ibidem, p. 216. |
10 |
Discorso del 20 aprile 1955
nel quinto centenario della morte del Beato Angelico: AAS
47 (1955), pp. 291-292; Lettera Enciclica Musicae Sacrae:
AAS 48 (1956), p. 10. |
11 |
Discorso del 21 giugno 1955
ai rappresentanti dell'industria cinematografica italiana,
citato. |
12 |
S. Tommaso, Summa
theologiae, I, q. 1, a. 9. |
13 |
Cf ibidem, I, q. 67, a.
1. |
14 |
Discorso del 3 dicembre 1944
al personale della R.A.I. (Radio Audizioni Italia): Discorsi
e Radiomessaggi di Pio XII, vol. VI, p. 209. |
15 |
Discorso del 21 aprile 1956
ai membri del Comitato di Coordinamento per l'Informazione
pubblica dell'O.N.U.: Discorsi e Radiomessaggi di Pio XII,
vol. XVIII, p. 137. |
16 |
Radiomessaggio al popolo
della Colombia nella solenne inaugurazione dei nuovi
impianti della Stazione Radio di Sutatenza: AAS 45
(1953), p. 294. |
17 |
Lettera Enciclica Vigilanti
cura: AAS 28 (1936), p. 255. |
18 |
Ibidem, p. 254. |
19 |
Cf AAS 46 (1954), P.
21. |
20 |
Discorso del 9 marzo 1956 a
dirigenti e studiosi degli organismi che fanno parte della
"Umone Internazionale degli Istituti di Archeologia,
Storia e Storia dell'Arte": AAS 48 (1956), |
21 |
Lettera Enciclica Vigilanti
cura: AAS 28 (1936), P. 261. |
22 |
Discorso del 21 giugno 1955
ai rappresentanti dell'industria cinematografica italiana,
citato. |
23 |
Discorso del 28 ottobre
1955 in occasione della Assemblea dell'Unione Internazionale
esercenti Cinema: AAS 47 (1955), P. 817. |
24 |
Cf Discorsi citati del 21
giugno e 28 ottobre 1955. |
25 |
Lettera Enciclica Vigilanti
cura: AAS 28 (1936), PP. 260-261. |
26 |
Cf Discorso de1 21 giugno
1955, Citato: AAS 47 (1955), P. 512. |
27 |
AAS 28 (1936), P. 260. |
28 |
Esortazione ai parroci e ai
predicatori quaresimalisti di Roma: AAS 49 (1957), p.
208. |
29 |
Discorso del 26 agosto 1945
su l'essenza, la missione e i pericoli dell'arte drammatica:
Discorsi e Radiomessaggi di Pio XII, vol. VII, p. 157. |
30 |
Lettera di Pio XII ai
cattolici della Germania: AAS 44 (1952), p. 725. |
31 |
Discorso del 3 dicembre
1944: Discorsi e Radiomessaggi di Pio XII, vol. VI, p.
209. |
32 |
Radiomessaggio dell'11
ottobre 1955 per le celebrazioni in onore di Cristoforo
Colombo e di Guglielmo Marconi: AAS 47 (1955), p. 736. |
33 |
Cf Discorso del 3 ottobre
1947 nel cinquantenario della invenzione della radio:
Discorsi e Radiomessaggi di Pio XII, vol. XI, p. 267. |
34 |
Discorso del 19 maggio 1950
ai cattolici di Olanda: Discorsi e Radiomessaggi di Pio XII,
vol. XII, p. 75. |
35 |
Cf Discorso alla conferenza
internazionale della radiodiffusione ad alte frequenze,
del 5 maggio 1950: Discorsi e Radiomessaggi di Pio XII,
vol. XII, p. 55. |
36 |
Cf Discorso sull'importanza
della televisione, del 21 ottobre 1955: AAS 47
(1955), p. 777. |
37 |
Cf Discorso del 14
settembre 1956: AAS 48 (1956), p. 707. |
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