MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA 44a
GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI
SOCIALI
23.01.2010
"Il sacerdote e la pastorale nel mondo
digitale: i nuovi media al servizio della
Parola". Questo il tema scelto dal Santo
Padre Benedetto XVI per la 44a Giornata
Mondiale delle Comunicazioni Sociali (16
maggio 2010).
Cari fratelli e sorelle,
il tema della prossima Giornata Mondiale
delle Comunicazioni Sociali - "Il sacerdote
e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi
media al servizio della Parola" -, si
inserisce felicemente nel cammino dell'Anno
sacerdotale, e pone in primo piano la
riflessione su un ambito pastorale vasto e
delicato come quello della comunicazione e
del mondo digitale, nel quale vengono
offerte al Sacerdote nuove possibilità di
esercitare il proprio servizio alla Parola e
della Parola.
I moderni mezzi di comunicazione sono
entrati da tempo a far parte degli strumenti
ordinari, attraverso i quali le comunità
ecclesiali si esprimono, entrando in
contatto con il proprio territorio ed
instaurando, molto spesso, forme di dialogo
a più vasto raggio, ma la loro recente e
pervasiva diffusione e il loro notevole
influsso ne rendono sempre più importante ed
utile l'uso nel ministero sacerdotale.
Compito primario del Sacerdote è quello di
annunciare Cristo, la Parola di Dio fatta
carne, e comunicare la multiforme grazia
divina apportatrice di salvezza mediante i
Sacramenti. Convocata dalla Parola, la
Chiesa si pone come segno e strumento della
comunione che Dio realizza con l'uomo e che
ogni Sacerdote è chiamato a edificare in Lui
e con Lui. Sta qui l'altissima dignità e
bellezza della missione sacerdotale, in cui
viene ad attuarsi in maniera privilegiata
quanto afferma l'apostolo Paolo: "Dice
infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui
non sarà deluso ... Infatti: Chiunque
invocherà il nome del Signore sarà salvato.
Ora, come invocheranno colui nel quale non
hanno creduto? Come crederanno in colui del
quale non hanno sentito parlare? Come ne
sentiranno parlare senza qualcuno che lo
annunci? E come lo annunceranno, se non sono
stati inviati?" (Rm 10,11.13-15).
Per dare risposte adeguate a queste domande
all'interno dei grandi cambiamenti
culturali, particolarmente avvertiti nel
mondo giovanile, le vie di comunicazione
aperte dalle conquiste tecnologiche sono
ormai uno strumento indispensabile.
Infatti, il mondo digitale, ponendo a
disposizione mezzi che consentono una
capacità di espressione pressoché
illimitata, apre notevoli prospettive ed
attualizzazioni all'esortazione paolina:
"Guai a me se non annuncio il Vangelo!" (1
Cor 9,16). Con la loro diffusione, pertanto,
la responsabilità dell'annuncio non solo
aumenta, ma si fa più impellente e reclama
un impegno più motivato ed efficace.
Al riguardo, il Sacerdote viene a trovarsi
come all'inizio di una "storia nuova",
perché, quanto più le moderne tecnologie
creeranno relazioni sempre più intense e il
mondo digitale amplierà i suoi confini,
tanto più egli sarà chiamato a occuparsene
pastoralmente, moltiplicando il proprio
impegno, per porre i media al servizio della
Parola.
Tuttavia, la diffusa multimedialità e la
variegata "tastiera di funzioni" della
medesima comunicazione possono comportare il
rischio di un'utilizzazione dettata
principalmente dalla mera esigenza di
rendersi presente, e di considerare
erroneamente il web solo come uno spazio da
occupare.
Ai Presbiteri, invece, è richiesta la
capacità di essere presenti nel mondo
digitale nella costante fedeltà al messaggio
evangelico, per esercitare il proprio ruolo
di animatori di comunità che si esprimono
ormai, sempre più spesso, attraverso le
tante "voci" scaturite dal mondo digitale,
ed annunciare il Vangelo avvalendosi,
accanto agli strumenti tradizionali,
dell'apporto di quella nuova generazione di
audiovisivi (foto, video, animazioni, blog,
siti web), che rappresentano inedite
occasioni di dialogo e utili mezzi anche per
l'evangelizzazione e la catechesi.
Attraverso i moderni mezzi di comunicazione,
il Sacerdote potrà far conoscere la vita
della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a
scoprire il volto di Cristo, coniugando
l'uso opportuno e competente di tali
strumenti, acquisito anche nel periodo di
formazione, con una solida preparazione
teologica e una spiccata spiritualità
sacerdotale, alimentata dal continuo
colloquio con il Signore.
Più che la mano dell'operatore dei media, il
Presbitero nell'impatto con il mondo
digitale deve far trasparire il suo cuore di
consacrato, per dare un'anima non solo al
proprio impegno pastorale, ma anche
all'ininterrotto flusso comunicativo della
"rete".
Anche nel mondo digitale deve emergere che
l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per
noi non è una cosa del passato e neppure una
teoria erudita, ma una realtà del tutto
concreta e attuale. La pastorale nel mondo
digitale, infatti, deve poter mostrare agli
uomini del nostro tempo, e all'umanità
smarrita di oggi, che "Dio è vicino; che in
Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda"
(Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana
per la presentazione degli auguri natalizi:
L'Osservatore Romano, 21-22 dicembre 2009,
p. 6).
Chi meglio di un uomo di Dio può sviluppare
e mettere in pratica, attraverso le proprie
competenze nell'ambito dei nuovi mezzi
digitali, una pastorale che renda vivo e
attuale Dio nella realtà di oggi e presenti
la sapienza religiosa del passato come
ricchezza cui attingere per vivere
degnamente l'oggi e costruire adeguatamente
il futuro? Compito di chi, da consacrato,
opera nei media è quello di spianare la
strada a nuovi incontri, assicurando sempre
la qualità del contatto umano e l'attenzione
alle persone e ai loro veri bisogni
spirituali; offrendo agli uomini che vivono
questo nostro tempo "digitale" i segni
necessari per riconoscere il Signore;
donando l'opportunità di educarsi all'attesa
e alla speranza e di accostarsi alla Parola
di Dio, che salva e favorisce lo sviluppo
umano integrale. Questa potrà così prendere
il largo tra gli innumerevoli crocevia
creati dal fitto intreccio delle autostrade
che solcano il cyberspazio e affermare il
diritto di cittadinanza di Dio in ogni
epoca, affinché, attraverso le nuove forme
di comunicazione, Egli possa avanzare lungo
le vie delle città e fermarsi davanti alle
soglie delle case e dei cuori per dire
ancora: "Ecco: sto alla porta e busso. Se
qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la
porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed
egli con me" (Ap 3,20).
Nel Messaggio dello scorso anno ho
incoraggiato i responsabili dei processi
comunicativi a promuovere una cultura di
rispetto per la dignità e il valore della
persona umana. E' questa una delle strade
nelle quali la Chiesa è chiamata ad
esercitare una "diaconia della cultura"
nell'odierno "continente digitale". Con il
Vangelo nelle mani e nel cuore, occorre
ribadire che è tempo anche di continuare a
preparare cammini che conducono alla Parola
di Dio, senza trascurare di dedicare
un'attenzione particolare a chi si trova
nella condizione di ricerca, anzi procurando
di tenerla desta come primo passo
dell'evangelizzazione. Una pastorale nel
mondo digitale, infatti, è chiamata a tener
conto anche di quanti non credono, sono
sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di
assoluto e di verità non caduche, dal
momento che i nuovi mezzi consentono di
entrare in contatto con credenti di ogni
religione, con non credenti e persone di
ogni cultura. Come il profeta Isaia arrivò a
immaginare una casa di preghiera per tutti i
popoli (cfr Is 56,7), è forse possibile
ipotizzare che il web possa fare spazio -
come il "cortile dei gentili" del Tempio di
Gerusalemme - anche a coloro per i quali Dio
è ancora uno sconosciuto?
Lo sviluppo delle nuove tecnologie e, nella
sua dimensione complessiva, tutto il mondo
digitale rappresentano una grande risorsa
per l'umanità nel suo insieme e per l'uomo
nella singolarità del suo essere e uno
stimolo per il confronto e il dialogo.
Ma essi si pongono, altresì, come una grande
opportunità per i credenti. Nessuna strada,
infatti, può e deve essere preclusa a chi,
nel nome del Cristo risorto, si impegna a
farsi sempre più prossimo all'uomo.
I nuovi media, pertanto, offrono
innanzitutto ai Presbiteri prospettive
sempre nuove e pastoralmente sconfinate, che
li sollecitano a valorizzare la dimensione
universale della Chiesa, per una comunione
vasta e concreta; ad essere testimoni, nel
mondo d'oggi, della vita sempre nuova,
generata dall'ascolto del Vangelo di Gesù,
il Figlio eterno venuto fra noi per
salvarci. Non bisogna dimenticare, però, che
la fecondità del ministero sacerdotale
deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e
ascoltato nella preghiera; annunciato con la
predicazione e la testimonianza della vita;
conosciuto, amato e celebrato nei
Sacramenti, soprattutto della Santissima
Eucaristia e della Riconciliazione.
A voi, carissimi Sacerdoti, rinnovo l'invito
a cogliere con saggezza le singolari
opportunità offerte dalla moderna
comunicazione. Il Signore vi renda
annunciatori appassionati della buona
novella anche nella nuova "agorà" posta in
essere dagli attuali mezzi di comunicazione.
Con tali voti, invoco su di voi la
protezione della Madre di Dio e del Santo
Curato d'Ars e con affetto imparto a
ciascuno la Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 24 gennaio 2010, Festa di San
Francesco di Sales.
BENEDICTUS PP. XVI
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