MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
PER LA 45a GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI
SOCIALI,
24.01.2011
"Verità, annuncio e autenticità di vita
nell’era digitale" è il tema scelto dal
Santo Padre Benedetto XVI per la 45a Giornata
Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Di seguito
pubblichiamo il Messaggio del Papa per la
Giornata, che quest’anno si celebra domenica 5
giugno:
Cari fratelli e sorelle,
in occasione della XLV Giornata Mondiale
delle Comunicazioni Sociali, desidero
condividere alcune riflessioni, motivate da un
fenomeno caratteristico del nostro tempo: il
diffondersi della comunicazione attraverso la
rete internet.
È sempre più comune la convinzione che, come
la rivoluzione industriale produsse un profondo
cambiamento nella società attraverso le novità
introdotte nel ciclo produttivo e nella vita dei
lavoratori, così oggi la profonda trasformazione
in atto nel campo delle comunicazioni guida il
flusso di grandi mutamenti culturali e sociali.
Le nuove tecnologie non stanno cambiando solo il
modo di comunicare, ma la comunicazione in se
stessa, per cui si può affermare che si è di
fronte ad una vasta trasformazione culturale.
Con tale modo di diffondere informazioni e
conoscenze, sta nascendo un nuovo modo di
apprendere e di pensare, con inedite opportunità
di stabilire relazioni e di costruire comunione.
Si prospettano traguardi fino a qualche tempo
fa impensabili, che suscitano stupore per le
possibilità offerte dai nuovi mezzi e, al tempo
stesso, impongono in modo sempre più pressante
una seria riflessione sul senso della
comunicazione nell’era digitale. Ciò è
particolarmente evidente quando ci si confronta
con le straordinarie potenzialità della rete
internet e con la complessità delle sue
applicazioni. Come ogni altro frutto
dell’ingegno umano, le nuove tecnologie della
comunicazione chiedono di essere poste al
servizio del bene integrale della persona e
dell’umanità intera. Se usate saggiamente, esse
possono contribuire a soddisfare il desiderio di
senso, di verità e di unità che rimane
l’aspirazione più profonda dell’essere umano.
Nel mondo digitale, trasmettere informazioni
significa sempre più spesso immetterle in una
rete sociale, dove la conoscenza viene condivisa
nell’ambito di scambi personali. La chiara
distinzione tra il produttore e il consumatore
dell’informazione viene relativizzata e la
comunicazione vorrebbe essere non solo uno
scambio di dati, ma sempre più anche
condivisione. Questa dinamica ha contribuito ad
una rinnovata valutazione del comunicare,
considerato anzitutto come dialogo, scambio,
solidarietà e creazione di relazioni positive.
D’altro canto, ciò si scontra con alcuni limiti
tipici della comunicazione digitale: la
parzialità dell’interazione, la tendenza a
comunicare solo alcune parti del proprio mondo
interiore, il rischio di cadere in una sorta di
costruzione dell’immagine di sé, che può
indulgere all’autocompiacimento.
Soprattutto i giovani stanno vivendo questo
cambiamento della comunicazione, con tutte le
ansie, le contraddizioni e la creatività proprie
di coloro che si aprono con entusiasmo e
curiosità alle nuove esperienze della vita.
Il coinvolgimento sempre maggiore nella
pubblica arena digitale, quella creata dai
cosiddetti social network, conduce a
stabilire nuove forme di relazione
interpersonale, influisce sulla percezione di sé
e pone quindi, inevitabilmente, la questione non
solo della correttezza del proprio agire, ma
anche dell’autenticità del proprio essere. La
presenza in questi spazi virtuali può essere il
segno di una ricerca autentica di incontro
personale con l’altro se si fa attenzione ad
evitarne i pericoli, quali il rifugiarsi in una
sorta di mondo parallelo, o l’eccessiva
esposizione al mondo virtuale. Nella ricerca di
condivisione, di "amicizie", ci si trova di
fronte alla sfida dell’essere autentici, fedeli
a se stessi, senza cedere all’illusione di
costruire artificialmente il proprio "profilo"
pubblico.
Le nuove tecnologie permettono alle persone
di incontrarsi oltre i confini dello spazio e
delle stesse culture, inaugurando così un intero
nuovo mondo di potenziali amicizie. Questa è una
grande opportunità, ma comporta anche una
maggiore attenzione e una presa di coscienza
rispetto ai possibili rischi.
Chi è il mio "prossimo" in questo nuovo
mondo? Esiste il pericolo di essere meno
presenti verso chi incontriamo nella nostra vita
quotidiana ordinaria? Esiste il rischio di
essere più distratti, perché la nostra
attenzione è frammentata e assorta in un mondo
"differente" rispetto a quello in cui viviamo?
Abbiamo tempo di riflettere criticamente sulle
nostre scelte e di alimentare rapporti umani che
siano veramente profondi e duraturi? E’
importante ricordare sempre che il contatto
virtuale non può e non deve sostituire il
contatto umano diretto con le persone a tutti i
livelli della nostra vita.
Anche nell’era digitale, ciascuno è posto di
fronte alla necessità di essere persona
autentica e riflessiva. Del resto, le dinamiche
proprie dei social network mostrano che
una persona è sempre coinvolta in ciò che
comunica. Quando le persone si scambiano
informazioni, stanno già condividendo se stesse,
la loro visione del mondo, le loro speranze, i
loro ideali. Ne consegue che esiste uno stile
cristiano di presenza anche nel mondo digitale:
esso si concretizza in una forma di
comunicazione onesta ed aperta, responsabile e
rispettosa dell’altro.
Comunicare il Vangelo attraverso i nuovi
media significa non solo inserire contenuti
dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei
diversi mezzi, ma anche testimoniare con
coerenza, nel proprio profilo digitale e nel
modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi
che siano profondamente coerenti con il Vangelo,
anche quando di esso non si parla in forma
esplicita. Del resto, anche nel mondo digitale
non vi può essere annuncio di un messaggio senza
una coerente testimonianza da parte di chi
annuncia. Nei nuovi contesti e con le nuove
forme di espressione, il cristiano è ancora una
volta chiamato ad offrire una risposta a
chiunque domandi ragione della speranza che è in
lui (cfr 1Pt 3,15).
L’impegno per una testimonianza al Vangelo
nell’era digitale richiede a tutti di essere
particolarmente attenti agli aspetti di questo
messaggio che possono sfidare alcune delle
logiche tipiche del web. Anzitutto dobbiamo
essere consapevoli che la verità che cerchiamo
di condividere non trae il suo valore dalla sua
"popolarità" o dalla quantità di attenzione che
riceve. Dobbiamo farla conoscere nella sua
integrità, piuttosto che cercare di renderla
accettabile, magari "annacquandola". Deve
diventare alimento quotidiano e non attrazione
di un momento.
La verità del Vangelo non è qualcosa che
possa essere oggetto di consumo, o di fruizione
superficiale, ma è un dono che chiede una libera
risposta. Essa, pur proclamata nello spazio
virtuale della rete, esige sempre di incarnarsi
nel mondo reale e in rapporto ai volti concreti
dei fratelli e delle sorelle con cui
condividiamo la vita quotidiana. Per questo
rimangono sempre fondamentali le relazioni umane
dirette nella trasmissione della fede!
Vorrei invitare, comunque, i cristiani ad
unirsi con fiducia e con consapevole e
responsabile creatività nella rete di rapporti
che l’era digitale ha reso possibile. Non
semplicemente per soddisfare il desiderio di
essere presenti, ma perché questa rete è parte
integrante della vita umana. II web sta
contribuendo allo sviluppo di nuove e più
complesse forme di coscienza intellettuale e
spirituale, di consapevolezza condivisa. Anche
in questo campo siamo chiamati ad annunciare la
nostra fede che Cristo è Dio, il Salvatore
dell’uomo e della storia, Colui nel quale tutte
le cose raggiungono il loro compimento (cfr Ef
1,10). La proclamazione del Vangelo richiede una
forma rispettosa e discreta di comunicazione,
che stimola il cuore e muove la coscienza; una
forma che richiama lo stile di Gesù risorto
quando si fece compagno nel cammino dei
discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35), i quali
furono condotti gradualmente alla comprensione
del mistero mediante il suo farsi vicino, il suo
dialogare con loro, il far emergere con
delicatezza ciò che c’era nel loro cuore.
La verità che è Cristo, in ultima analisi, è
la risposta piena e autentica a quel desiderio
umano di relazione, di comunione e di senso che
emerge anche nella partecipazione massiccia ai
vari social network. I credenti, testimoniando
le loro più profonde convinzioni, offrono un
prezioso contributo affinché il web non diventi
uno strumento che riduce le persone a categorie,
che cerca di manipolarle emotivamente o che
permette a chi è potente di monopolizzare le
opinioni altrui. Al contrario, i credenti
incoraggiano tutti a mantenere vive le eterne
domande dell'uomo, che testimoniano il suo
desiderio di trascendenza e la nostalgia per
forme di vita autentica, degna di essere
vissuta. È proprio questa tensione spirituale
propriamente umana che sta dietro la nostra sete
di verità e di comunione e che ci spinge a
comunicare con integrità e onestà.
Invito soprattutto i giovani a fare buon uso
della loro presenza nell’arena digitale. Rinnovo
loro il mio appuntamento alla prossima Giornata
Mondiale della Gioventù di Madrid, la cui
preparazione deve molto ai vantaggi delle nuove
tecnologie. Per gli operatori della
comunicazione invoco da Dio, per intercessione
del Patrono san Francesco di Sales, la capacità
di svolgere sempre il loro lavoro con grande
coscienza e con scrupolosa professionalità,
mentre a tutti invio la mia Apostolica
Benedizione.
Dal Vaticano, 24 gennaio 2011, Festa di san
Francesco di Sales
BENEDICTUS PP XVI
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